sabato 14 gennaio 2012

UTAGAWA ANDO HIROSHIGE' - Vedute di Tokaido - Collezione Stampe -


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Questa volta non posso sbagliare! Queste sono proprio stampe Giapponesi!
Sono riproduzioni di opere del grande pittore giapponese
UTAGAWA HIROSHIGE' • Edo (Tokyo) 1797-1858





 ....."Sappiamo per certo che il suo primo viaggio a Kyotō nel 1832, per raffigurare dal vivo la cerimonia di corte del cavallo (dono presentato annualmente, l'ultimo giorno dell'ottava luna - hassaku - dallo shogun al tennô), lo impressionò profondamente.  
Fu la prma volta che percorse il Tokaidô, o perlomeno la prima occasione in cui ne raccolse degli schizzi che diedero origine più tardi al suo album Tokaidô gojusan-tsugi. Da allora trascorse gran parte della sua vita viaggiando e fissando per sempre col suo pennello tutto quanto muovesse il suo animo." .....







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Non verrà mai ripetuto abbastanza che - come in molte civiltà del passato non esclusa la nostra - anche nel Giappone antico il nome della persona, altro vocabolo classico che non dimentichiamolo nella Grecia antica indicava la maschera che indossava l'attore, cambiava in assonanza con le mutevoli condizioni della vita e dell'essere umano che col nome si identificava. Ovviamente nel caso di artisti che debbono apporre la firma sulle loro opere, questo genera in noi "moderni" ancor maggiore confusione.




 



L'artista universalmente conosciuto al giorno d'oggi col nome di Hiroshige (広重) nacque - probabilmente poiché la conversione dal calendario giapponese lascia sempre qualche margine di dubbio - nel 1797, nono anno dell'era Kwansei, ad Edo (Tokyo) che è ancora oggi capitale del Giappone, col nome di Andō Tokutarō, da famiglia samurai. Diversi indizi portano a concludere che il padre Gen'emon fosse ufficiale dello hikeshi-doshin, polizia del fuoco, ed era figlio di Tokuyemon Tanaka, maestro di kyudo, ma fu adottato poi nella famiglia Andō. Usò in seguito anche i nomi di Juemon e Tokubee.












Rimasto orfano a 12 anni, Hiroshige venne ammesso 2 anni dopo nella "bottega" del maestro Toyohirō della scuola Utagawa, apparentemente un ripiego in quanto aspirava ad apprendere dal caposcuola Toyokuni. Ma i suoi progressi furono talmente rapidi che già l'anno seguente, nono del periodo Bunkwa (1812) Toyohirō gli rilasciò un certficato che l'ammetteva nella scuola Utagawa e l'autorizzava ad assumere il nome di Utagawa Hiroshige (歌川 広重), in cui l'ideogramma hiro è lo stesso utilizzato in Toyohirō.










Termina praticamente qui l'apprendistato di Hiroshige, in seguito alla scomparsa del suo maestro, ma la sua precoce carriera conobbe un relativamente lungo periodo di stasi, in quanto non bastando l'arte a dare di che vivere a lui ed alla famiglia, continuò le funzioni paterne nella brigata dei vigili del fuoco. Sappiamo che diede le dimissioni solamente nel 1823






Aveva lungo il corso del tempo preso l'abitudine di farsi chiamare dapprima Ichiyusai, pseudonimo cambiato dopo la morte di Toyohirō in Ichiryusai, e che talvolta infine abbreviò in Ryusai.



Nelle pubblicazioni odierne quasi sempre lo troverete menzionato semplicemente come Hiroshige, nome che adottò definitivamente talvolta abbreviandolo in Hirō, ma spesso anche Andō Hiroshige o Utagawa Hiroshige.










Iniziò ad essere conosciuto intorno al 1818 con un produzione di stampe raffiguranti bijin (bellezze femminili) ispirandosi allo stile del suo maestro Toyohiro ma influenzate anche da quello di Kaisai Eisen ( (渓斎 英泉, 1790-1848).

In seguito si dedicò raramente a questo genere artistico ma non lo abbandonò mai del tutto.










Scomparve nel 1858 durante l'epidemia di colera che devastò Edo, lasciandoci oltre 8000 opere, tra cui circa 500 stampe a colori che furono pubblicate da numerosi editori, con qualità decrescente con il trascorrere del tempo a causa dell'usura delle matrici e delle manipolazioni cui venivano sottoposte per sostituire i timbri dell'editore o della censura, la data e quanto altro.










Poco prima della morte si era convertito alla religione divenendo monaco, e in queste vesti - con un rosario in mano - lo raffigura la stampa commemorativa postuma di Kunisada. Hiroshige aveva lasciato questo poema, probabilmente quello del suo addio alla vita:



Lascio la città dell'Est
e, senza pennello, per vedere nuovi luoghi
prendo la lunga via che porta
al lontano Ovest




 



La sua tomba si trova nel giardino del tempio di famiglia, quello di Tokaguji e reca l'iscrizione Ryusai Hiroshige no haka (tomba). Sulla sinistra, in caratteri di dimensioni minori Andō Yakeyo koreo (eretta) Tatsu ed infine Shimizu Seifu sho (incise). Tatsu Andō Yaye era la figlia di Hiroshige.



















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A partire dal 1830 non solo il successo ma anche l'influenza di Hiroshige furono enormi, ed anche sulla cultura occidentale seppure dopo la sua morte. Fu uno degli artisti più studiati sotto l'onda del fenomeno culturale esploso nella seconda metà dell'800 e conosciuto col nome di giapponismo.


Qui vediamo una sua opera rielaborata e riproposta nell'autunno 1887, col titolo Le prunier en fleurs, da Vincent van Gogh. Assieme al fratello Theo infatti, Van Gogh , che era di professione mercante d'arte e consulente artistico, collezionava stampe giapponesi ed arrivò ad organizzare alcune esposizioni durante il cosidetto "periodo parigino" della sua breve vita.



Nell'opera conosciuta come "ritratto di Agostina Segatori", che era la proprietaria del bistrot dove venne organizzata una di queste esposizioni, troviamo infatti sullo sfondo una stampa giapponese o di ispirazione giapponese.







Possiamo qui confrontare direttamente due opere dei due grandi artisti. La stampa originale venne pubblicata tra il 1856 ed il 1859 dalla Uoya Eikichi e venne in seguito riproposta più volte, con leggere varanti nelle tonalità dei colori ed in alcuni particolari dello sfondo.










Il titolo dell'opera, firmata Hiroshige ga, è contenuto nel riquadro azzurro in alto: Ohashi Atake no yutachi (pioggia improvvisa sul grande ponte di Atake). Fa parte di una delle più celebri serie di Hiroshige, Meisho Edo Hyakkei (Le 100 vedute celebri di Edo).


  La versione di Van Gogh risale all'estate del 1887 e si intitola Ponte sotto la pioggia (da Hiroshige).






Ovviamente si differenzia dall'originale, oltre che per le modifiche richieste dall'estro e dalla personalità dell'artista, per la differente tecnica di realizzazione: Van Gogh dipinse la sua opera su tela, utilizzando colori ad olio.

La presenza delle barche sullo sfondo rende possibile identificare con una certa approssimazione la fonte cui ha attinto van Gogh: una delle ultime edizioni della stampa di Hiroshige.









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 Le informazioni postate sono state acquisite Qui

Le 12 riproduzioni di stampe (1954) postate, sono di mia proprietà.
 
 
 


5 commenti:

  1. Questa serie di stampe è una delle più importanti nella tradizione delle ukiyo-e, le stampe tradizionali dell'era Tokugawa, prima che il Giappone venisse costretto con la forza a rompere l'isolamento dal resto del mondo. Hai un piccolo tesoro d'arte fra le mani, e ti ringrazio per averlo condiviso con tutti.

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  2. le stampe giapponesi hanno un fascino indiscusso, dovuto alla purezza dei tratti a china ed all'essenzialità del disegno, e le tue sono davvero piccoli capolavori :-)
    Loredana

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  3. @ Ariano ... non potrò mai essere alla tua altezza ma sto iniziando a seguirti sulla strada panoramica del Giappone: veramente affascinante e coinvolgente! Per ora, tutta la mia attenzione è volta su Hiroshige. Ho trovato un sito - http://www.musubi.it/index.php/artifigurative/ukiyoe-maestri/116-hiroshige?showall=&start= credo abbastanza specialistico sulla cultura tradizionale giapponese e sue arti.
    Sono giorni che tento di accedere ai tuoi post! Li leggo aprendo il tuo blog, quando poi clicco sul singolo post per accedere ai commenti: la pagina diventa bianca e rimane bloccata. (Questo mi capita solo ai tuoi post). Ne sai niente? E' capitato a qualche altro blogger che ti segue?
    Dovrò rivolgermi al forum di Blogger per risolvere 'sta faccenda!
    Grazie Sergio, sempre gentile e presente. Ciao

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  4. Grazie Loredana ... fascino indiscusso e delicata sensibilità che scaturisce dalle immagini di Hiroshige.
    Ho letto questa espressione di Van Gogh: “Giapponesi così semplici che vivono nella natura come se loro stessi fossero dei fiori”. Si addice perfettamente!
    Ciao :)))

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  5. Mi dispiace di questo inconveniente Serena. In effetti anch'io ho notato qualche stranezza con la piattaforma blogger, tanto é vero che domani proverò a fare un post sull'argomento (nello specifico: non riesco ad aggiungere un certo blog tra i miei preferiti, io lo inserisco e puntualmente si cancella...)
    P.s.: in attesa che il problema si risolva, puoi provare a seguire il feed del mio blog, a questo link (meno fronzoli, ma il testo dei post rimane invariato):
    http://www.google.com/reader/view/feed/http://feeds.feedburner.com/Arianogeta?source=ignitionfork

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