sabato 31 dicembre 2011

martedì 27 dicembre 2011

ANGELI - Collezione Cartoline

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Anche se il giorno di Natale ormai è alle spalle, siamo certamente ancora in clima natalizio ... ancora per poco purtroppo, perchè, feste meno mistiche sono alle porte e pressano.
Approfitto allora, di questa residua aria rarefatta e mistica che ci circonda, per introdurre ... gli Angeli: questi, credo siano Custodi Specialisti!

I bozzetti sono ancora della pittrice Adelina Zandrino. Qui 


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Per la soglia di casa
entra la guerra o la pace?
L'Angelo con la spada è il simbolo della protezione divina, vigorosa e vigile.








E' bello sedere a mensa dopo aver guadagnato onestamente il pane.
L'Angelo benedicente ricorda che il cibo e la vita sono soprattutto un dono di Dio.








Al chiudersi della tua giornata laboriosa che cosa pensi? Che cosa vuoi?
Questo Angelo che col suo drappo ricopre il simbolo del lavoro pare che dica:
"la tua fatica sia benedetta".









Prima che il giorno si chiuda
l'anima si raccoglie nella preghiera.
La lucerna dell'Angelo che rischiara la notte
è il simbolo dell'intramontabile speranza.








Il tuo guanciale conosce forse le lacrime?
Non si turbi il tuo cuore:
l'Angelo di Dio resta accanto a te.
Presso la croce è sempre l'ulivo di pace.



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Le 5 Cartoline (1956) postate sono di mia proprietà.



mercoledì 21 dicembre 2011

UN AUGURIO - Bigliettini Natalizi

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... erano destinati per un Natale degli anni '50, mai spediti ...

Ora, prendo spunto da questi biglietti augurali, per inoltrare a tutti i miei amici lettori, qui di passaggio, un Augurio virtuale.


- Il Natale ricorda la gioia della nascita e porta con sé la speranza nel domani; riconduce all’essenza dell’amore e testimonia il più puro altruismo; alimenta bontà, bellezza e condivisione:
  


Ti auguro che questo Natale soddisfi ogni tua aspirazione, che il prossimo anno porti con sé un futuro ricco di nuove e gratificanti conquiste; spero che lo spirito puro e semplice del Natale ti riempia di gioia e che l’amore di tutti i tuoi cari ti allieti oggi ed in ogni momento.




Buon Natale!
































Bozzetti di A. Zandrino

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Adelina Zandrino

Adelina Zandrino (Genova, 19 settembre 1893 – Genova, 1994) è stata una pittrice e illustratrice italiana.

Scoperta giovanissima la vocazione all'arte, studiò per alcuni mesi presso i maestri Federico Maragliano e Giuseppe Pennasilico.


Mostrando una eccellente attitudine nel paesaggio, nel ritratto e nella natura morta, poté presto esordire nel 1913 alla Mostra Internazionale d'Arte Femminile, tenutasi a Torino, dove fu immediatamente notata. Forte della sua facilità compositiva e dell'uso sapiente del colore, sin dagli inizi della sua carriera operò simultaneamente sia nell'illustrazione di libri, nella grafica commerciale, nella decorazione di ambienti che nella pittura da cavalletto.

Nel 1913 tenne a Rapallo la sua prima mostra personale, per poi recarsi a Parigi in compagnia del padre giornalista e critico teatrale, affermandosi come costumista teatrale e come disegnatrice di libri. A Parigi conobbe Auguste Rodin, Robert de Montesquiou, oltre a Gabriele D'Annunzio, che aveva appena presentato al pubblico il suo Le martyre de Saint Sébastien, musicato da Claude Débussy. Tornata in Italia, durante la Prima guerra mondiale eseguì cartoline e manifesti d'intonazione patriottica. Nel 1917 realizzò la serie di cartoline con maschere, la serie con la donna e la bestia di gusto simbolista.

A partire dagli anni Venti si dedicò alla ceramica, collaborando con la Casa dell'Arte di Manlio Trucco, con il quale nel 1922 espose alla Mostra della Promotrice genovese alcuni piatti dipinti con scene di genere in costume o in maschera. Eseguì inoltre numerosi altri oggetti in ceramica, piatti, candelieri, boccali, albarelli, alzatine, paralumi, caratterizzati da una forte vivacità cromatica, memore forse delle esperienze parigine, in particolare dei Ballets Russes. Realizzò anche sculture di piccolo formato, in genere figure femminili, di ispirazione tra Decadentismo e Belle Époque. Negli anni Trenta eseguì piccole sculture in terracotta, prodotte nella Fornace Tonet di Genova Sturla e colorate generalmente a freddo, che hanno come soggetto la maternità o la condizione femminile.

Nel 1930 espose alcune sue opere alla Prima Mostra Femminile d'Arte e Lavoro, che si svolse a Milano al Castello Sforzesco, realizzando anche il manifesto della Mostra. Nel 1932 tenne a Genova un'importante mostra personale nella quale furono esposte, oltre a ceramiche e terrecotte, più di settanta opere pittoriche. Nel 1936 prese parte alla Triennale di Milano e nel 1937 all'Esposizione Internazionale di Arti Decorative di Parigi. Nel 1944 e nel 1946 tenne mostre personali alla Galleria Ranzini di Milano.

Nel 1950 fu presente all'Esposizione Internazionale d'Arte Sacra di Roma, dove espose il dipinto Concerto d'angeli (1939). Sempre per l'Anno Santo 1950 eseguì una serie di dodici cartoline con allegorie con motivi cristologici e il Papa Pio XII.

Dagli anni Cinquanta fino alla morte i soggetti raffigurati saranno principalmente religiosi con dolci Madonnine, angioletti, bambini, che saranno riprodotti in serie per santini e biglietti augurali. Interessante la tela raffigurante Suor Maria Repetto accanto alla statua di San Giuseppe da lei venerato (1968), conservata nel Refettorio del Convento delle Suore Brignoline di Genova.

Tra le sue opere più significative ricordiamo il trittico Sitio, Consummatum est e Figlio mio, i dipinti Il refettorio delle madri, Alma Mater, L'altra maternità e soprattutto Soave licor di vita; altre opere importanti sono La mietitrice, Le bagnanti, La collana, Movimento di danza, Quasi una fantasia, Primavera, Risveglio, Regalità, Circe, Jena, Candore, Testina Bionda, Pasto, Mèle, oltre a numerosi studi di belve presi dal vero; tra i ritratti quello di Antonio Gallera e di Padre Aloisio del Buono.


Come illustratrice eseguì disegni per i libri di Sem Benelli Les plus belles heures de Casanova e Orfeo e Proserpina, e per numerosi libri per bambini, quali La promessa di Piero Domenichelli (1929) e Racconto di Natale di Charles Dickens (1950).

Tenne mostre personali a Genova, Milano, Roma, Buenos Aires e Hollywood.

Sue opere sono conservate alle Gallerie d'Arte Moderna di Genova, Savona, Milano, Roma, alle Gallerie Statali di Helsinki e di Tallinn, al Musée du Jeu de Paume di Parigi.

Fu accademica di merito dell'Accademia Ligustica di Genova, fu insignita della Stella Fiumana, della medaglia d'oro di benemerenza artistica del C.I.P.A. e nel 1982 del Premio Olivo d'Oro.

Qui

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Qui Una biografia più esauriente corredata di diverse fotografie delle sue Opere.

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I 5 Biglietti postati sono di mia proprietà



lunedì 19 dicembre 2011

LA NATIVITA' MATERNITA' interpretata da LUCA DELLA ROBBIA

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" Una Madre giovane, lilialmente innocente, e il suo Bimbo che si stringe a Lei con tenera affettuosità".

Il tema eterno umano-divino, variato nei più dolci toni, ci è offerto dalla limpida forza idealizzatrice di
Luca della Robbia (Firenze 1400/1482), il grande Artista,
cristiano interprete dell'umanesimo.







Luca della Robbia                                           La Madonna in Adorazione
Firenze - Museo Nazionale                                                                  
           









Luca della Robbia                                                La Vergine col Bambino
Firenze - Palagio di Parte Guelfa                                                                 









Luca della Robbia                                        La Madonna col Bambino
Firenze - Museo Nazionale                                                                      






Luca della Robbia                                             Cappella della Madonna
Firenze - Collegiata - Impruneta                                                                









Luca della Robbia                                                  La Vergine col Figlio
Firenze - Museo Nazionale                                                                         






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Terracotta invetriata

La tecnica della terracotta invetriata venne messa a punto verso il 1440 da Luca della Robbia a partire da altri esperimenti di verniciatura. Essa, tramite un processo che assomiglia a quello della fossilizzazione, garantisce una straordinaria resistenza nel tempo indipendentemente dagli agenti atmosferici, che ne fecero uno dei supporti artistici più apprezzati fin dal Rinascimento. Essa è inoltre uno dei più duraturi metodi per dare policromia alla scultura, e permise la realizzazione anche di vere e proprie pitture "imprigionate" nella ceramica, nonostante l'iniziale limitatezza dei colori disponibili. I prodotti con tale tecnica vengono spesso chiamati robbiane.


La tecnica dei Della Robbia consisteva nel creare un rilievo di terracotta che veniva poi dotata di un rivestimento ceramico policromo e lucente, simile a quello della maiolica, ma molto più sofisticato.


Si usava uno smalto "stannifero", cioè a base di ossido di stagno, ossido di piombo e sabbie silicee (responsabili dell'effetto vitreo), con un elemento alcalino e vari ossidi metallici per ottenere i diversi colori.

I colori di base sono l'azzurro e il bianco, rispettivamente usati nella forma più tradizionale per gli sfondi e per le figure. A questi colori si aggiungono il giallo, il verde turchese, il bruno, il nero.

La terracotta invetriata, come già detto, era molto adatta per l'uso esterno a causa della sua resistenza, ma era molto apprezzata anche per gli interni poco luminosi grazie alla sua capacità di sfruttare la luce grazie alla brillantezza della superficie smaltata. Dalla metà del Quattrocento la tecnica riscosse uno straordinario successo verso tutti gli strati della committenza: dall'alta borghesia, ai grandi ordini monastici, dalle confraternite agli ospedali, fino anche al ceto popolare, con prodotti a buon mercato creati con l'uso di stampi e spesso destinati alla devozione popolare, come i tabernacoli. Grande successo e diffusione ebbero soprattutto le Madonne col Bambino.


Il primo artista a usare questa tecnica fu Luca della Robbia, che era di formazione uno scultore, perciò la sfrutto sia su rilievi, sia su statue a tutto tondo. Più legato alla pittura era suo nipote Andrea della Robbia. Entrambi collaborarono con i grandi architetti fiorentini dell'epoca come Filippo Brunelleschi e Michelozzo, fornendo le decorazioni complementari ad alcune delle loro più famose opere architettoniche.

Alle soglie del Cinquecento fu erede della bottega familiare Giovanni della Robbia, figlio di Andrea, e i suoi quattro fratelli: Mattia, Girolamo, Luca il Giovane e Ambrogio.

Nel frattempo però aprì anche una bottega rivale, quella di Benedetto e Santi Buglioni, che si aggiudicarono alcune importanti commissioni, come quella del fregio esterno dell'Ospedale del Ceppo a Pistoia. Dalla fine del secolo la tecnica passò di moda, restando marginalmente in uso. Oggi è ancora praticata da alcune botteghe artigiane e da manifatture storiche, come la Richard-Ginori, che ha spesso prodotto nel XX secolo copie di opere antiche sottoposte a restauro o musealizzazione, come il fregio del frontone della villa di Poggio a Caiano.
Qui






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Le 5 Tavole (1950) postate sono di mia proprietà
 


domenica 18 dicembre 2011

TANKA

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Tanka (5 7 5  7 7)












Parole al vento
fruscianti foglie secche
fan presa a terra

Scrigno sarà l'inverno
carillon senza suono



(Serena Bucci)





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IN ATTESA DI PENSIONE ...

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... ANCORA NON SONO MATURI ...!!!





















!!!




sabato 17 dicembre 2011

LA NATIVITA' - raffigurata da Pittori Celebri - 2

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... Segue





Bernardino Luini                                         L'Adorazione dei Magi
Paris - Musée du Louvre                                                                      





 Bernardino Luini (Dumenza, 1481 circa – Milano, giugno 1532) è stato un pittore italiano[1], di scuola lombarda, riferibile al gruppo dei Leonardeschi.

Il suo vero cognome era de Scapis e nacque verso il 1480 a Runo, frazione di Dumenza, nel retroterra di Luino sul Lago Maggiore, figlio di Giovanni Donato di Bernardo de Scapis detto "Monlone". Il padre risiedette a Milano dal 1469 al 1481, quando tornò al paese e sposò Caterina Ravazzi (Ravasi), probabile madre del pittore, che morì dopo appena un anno e mezzo, per risposarsi con Caterina de Nibiis. Fino al 1489 risedette a Dumenza, coltivando i suoi poderi e inviando frutta e verdura al fratello Pietro sul mercato di Milano.


Affreschi da villa La Pelucca, BreraBernardino arrivò a Milano con il padre nel 1500 e il 19 febbraio 1501 è menzionato per la prima volta come figlio ed erede di Giovanni; in un atto del 31 marzo 1501 figura come teste ed è residente a Milano nella parrocchia di San Carpoforo a Porta Cumana. Il Lomazzo lo ritiene allievo del pittore Giovan Stefano Scotti, figlio di Gottardo Scotti attivo nel Duomo di Milano tra il 1485 e il 1520. Un contratto attesta che era ancora a Milano il 2 gennaio 1504, mentre il 27 ottobre 1507 risulta essere assente. Nel secondo decennio del Cinquecento sposò Margherita Lomazzo (ancora vivente nel 1534), da cui ebbe quattro figli: Tobia, Evangelista, Giovan Pietro e Aurelio, questi ultimi due pittori.

Compì la sua prima formazione artistica forse a Treviso dal 1504 al 1507 (come è stato dedotto dalla pala della Madonna col Bambino tra i santi Agostino, Margherita e due angeli proveniente dalla collezione Manfrin di Venezia, firmata Bernardinus Mediolanensis faciebat (oggi al Museo Jacquemart-André di Parigi, a lui attribuita, ma in modo controverso) e che dimostra affinità stilistiche con la pittura di Gerolamo Dai Libri. Tale influenza si può avvertire anche nella Santa martire del 1510 in collezione privata. A Treviso potrebbero averlo condotto i rapporti con gli scultori Pietro Lombardo da Carona e figli, presenti nel Duomo cittadino tra il 1485 e il 1506, o coi fratelli Lorenzo Bregno e Giovan Battista Bregno, presenti in San Nicolò tra il 1499 e il 1503. Di questo periodo veneto sarebbero una Madonna col Bambino nel Museo cristiano di Esztergom (Ungheria) e il Compianto sul Cristo morto al Museo di Belle Arti di Budapest (1506 circa).
........................ Qui




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Jacopo D'Avanzo                                                   L'Adorazione dei Magi
Milano - Pinacoteca Ambrosiana



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Sano di Pietro                                                                                                  L'Annuncio ai Pastori
Siena - Pinacoteca



Sano di Pietro (Siena, 1405 – 1481) è stato un pittore e miniatore italiano del primo Rinascimento a Siena.


Non si conoscono opere documentate di Sano di Pietro di Mencio fino al 1443 quando risulta un pagamento per la figura di Federico il Barbarossa, nella Sala della Balia nel palazzo pubblico di Siena. Successivamente nella sua prolifica opera pittorica, troveremo molte opere firmate e datate.[1]

La formazione di Sano sembra sia avvenuta presso il Sassetta e Giovanni di Paolo con difficoltà ad individuare il tratto autografo nel periodo iniziale della produzione. Rimasto sempre agganciato agli stilemi del primo quattrocento, dopo il 1450 si dedicherà anche alla miniatura, in cui meglio esprimerà "la sua vena narrativa e descrittiva". Negli ultimi decenni della sua vita il ductus pittorico perderà gli ottimi livelli qualitativi raggiunti scivolando spesso in "un'ingenua e talvolta esteriore religiosità.
Qui



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Benozzo Gozzoli                                                                                                  Angeli  (particolare)
Firenze - Palazzo Medici-Riccardi



« Costui fu discepolo dello Angelico fra' Giovanni, e a ragione amato da lui, e da chi lo conobbe tenuto pratico di grandissima invenzione, e molto copioso negli animali, nelle prospettive, né paesi e negli ornamenti »  (Giorgio Vasari.)


Benozzo Gozzoli, Benozzo di Lese di Sandro (Firenze, 1421 – Pistoia, 4 ottobre 1497), è stato un pittore italiano.

Nacque intorno al 1421 nel villaggio di Sant'Ilario a Colombano, presso la Badia a Settimo, Scandicci.

Nel 1427 si trasferì con la famiglia a Firenze.
Le ipotesi sulla sua prima formazione degli storici dell'arte risultano piuttosto discordanti: l'ipotesi più accreditata sembrerebbe quella di Giorgio Vasari, secondo il quale, Benozzo sarebbe stato discepolo di Beato Angelico.

Dal Vasari, oltre le poche notizie sulla vita di Benozzo, riceviamo anche il nome con cui lo conosciamo, il vero nome del pittore era infatti Benozzo di Lese, ribattezzato poi dal Vasari, nella seconda stesura delle Vite (1568), come Benozzo Gozzoli.

Di fatto, si ha la certezza che ricevette una valida formazione in maturità dal maestro Angelico, ne fu infatti collaboratore a Firenze nella decorazione del convento e della chiesa di San Marco furono eseguiti dal Gozzoli su progetto dell'Angelico: la Preghiera nell'Orto nella cella 34, Al 1460 risale la Madonna col Bambino e angeli di DetroitlUomo dei Dolori nella cella 39, la Crocefissione con la Vergine e i santi Cosma, Giovanni Evangelista e Pietro Martire nella cella 38.

Tra il 1437 e il 1439 circa realizzò il Ratto di Elena, tavoletta ottagonale che decorava la fronte di un cassone.
Tra il 1440 e il 1445 circa eseguì la Madonna col Bambino e nove Angeli della National Gallery di Londra.

Il connubio formativo con il maestro durò ininterrottamente per un decennio, fatta salva la parentesi 1444-1447, in cui si impegnò a lavorare alla Porta del Paradiso del Battistero di Firenze come collaboratore di Lorenzo e Vittorio Ghiberti, forse gli si può attribuire il pannello con la storia di David.

Il 23 maggio del 1447 è a Roma insieme all'Angelico chiamato da Eugenio IV per la decorazione di una cappella nel palazzo Vaticano, forse quella del Sacramento, successivamente i due pittori collaborarono sotto Niccolò V per la Cappella Niccolina sempre nei palazzi vaticani, fino al giugno del 1448.

Al 1449 circa risale lo stendardo con la Madonna col Bambino per Santa Maria sopra Minerva, dove il progetto e il disegno sono forse di Beato Angelico.

Per il polittico Guidalotti dell'Angelico realizzato nel 1448 circa, Benozzo realizzò la figura di Santa Caterina d'Alessandria.

Il periodo di collaborazione e formazione alla stregua di Beato Angelico terminò nel 1449 con la decorazione delle volte della Cappella Nuova o di San Brizio nella cattedrale di Orvieto; nelle uniche due vele della volta terminate, il Gozzoli eseguì parte delle teste dipinte nei costoloni e alcuni dei volti della vela dei Profeti.
.......................... Qui



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                                                                                                   Fine

Le 9 Tavole postate sono di mia proprietà.



venerdì 16 dicembre 2011

LA NATIVITA' - raffigurata da Pittori Celebri -

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..." In quei giorni, uscì un editto di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l'Impero .....Tutti partivano per farsi iscrivere, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe salì dalla Galilea, dalla città di Nazaret, in Giudea, alla città di David, chiamata Betlemme per farsi iscrivere con Maria, sua sposa, che era incinta.  Mentre essi si trovavano là, giunse per lei il tempo del parto, e partorì il suo figlio primogenito, e lo avvolse in fasce e lo pose a giacere in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo"...


Personaggi della scena: il Bambino, la Madonna, San Giuseppe, l'Angelo che veglia, i pastori.
I primi artisti cristiani, con questi personaggi, dovettero comporre il Presepio, nel paesaggio della stalla a grotta con il bue e l'asinello.
Questo era lo schema delle prime Natività.


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Ecco alcune tavole rappresentanti  "Natività"  viste da Artisti del '300/'400/'500






Federico Fiori detto Barroccio                                           La Natività
Milano - Pinacoteca Ambrosiana                                                         





Barocci Federico, alias Federico Fiore, soprannominato Il Baroccio, pittore e disegnatore italiano, nasce a Urbino intorno al 1526 e, ad eccezione di due viaggi a Roma all'inizio della sua carriera, ha vissuto a Urbino tutta la vita.

Circondato da centinaia d'opere d'arte della sua città, Federico si è formato come pittore studiando prima con suo padre, Ambrogio Barocci discreto scultore, poi è stato apprendista presso il pittore veneziano Franco Battista (1498-1561) esponente del Manierismo Romano, ma più apprezzato come disegnatore.

Era solo un adolescente quando accompagna lo zio Bartolomeo Genga a Pesaro, poi a Roma, dove si ferma per quattro anni (1548-1553)nello studio dei pittori manieristi Taddeo e Federico Zuccari già famosi.

Barocci, incantato in un primo tempo dai lavori di Raffaello, ispira a lui il suo stile che poi arricchisce con i colori caldi e luminosi del Correggio e del Tiziano. ..........................



 
 
 






Antonio Allegri detto Correggio                                  La Santa Notte
Dresda - Pinakothek                                                                             





Antonio Allegri detto il Correggio,
 agosto 1489 – Correggio, 5 marzo 1534)
fu un pittore italiano.

Prendendo spunto dalla cultura del Quattrocento e dai grandi maestri dell’epoca, quali Leonardo, Raffaello, Michelangelo e Mantegna, inaugurò un nuovo modo di concepire la pittura ed elaborò un proprio originale percorso artistico, che lo colloca tra i grandi del Cinquecento.

In virtù della dolcezza espressiva dei suoi personaggi e per l’ampio uso prospettico, sia nei dipinti sacri che in quelli profani, egli si impose in terra padana come il portatore più moderno e ardito degli ideali del Rinascimento. Infatti, all’esplosione del colore veneziano e al manierismo romano, contrappose uno stile fluido, luminoso, di forte coinvolgimento emotivo. Nello sforzo di ottenere la massima espressione di leggerezza e di grazia, Correggio fuun precursore della pittura illusionistica. Introdusse luce e colore perché facessero da contrappeso alla forme e sviluppa così nuovi effetti di chiaro-scuro, creando l’illusione della plasticità con scorci talora duri e con audaci sovrapposizioni. L’illuminazione e la struttura compositiva in diagonale gli permiserono anche di ottenere una significativa profondità spaziale nei suoi dipinti, caratteristica quest’ultima, tipica del suo stile. Le maestose pale d’altare degli anni venti sono di spettacolare concezione, con gesti concatenati, espressioni sorridenti, personaggi intriganti, colori suadenti[1].
La luce, declinata secondo un chiaroscuro morbido e delicato, ne fece uno dei punti di non ritorno della pittura, capace di influenzare movimenti artistici tra loro diversissimi come il barocco di Giovanni Lanfranco e Baciccio e il neoclassicismo di Anton Raphael Mengs .........
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Piero della Francesca                                                                                                      La Natività
London - National Gallery





Piero della Francesca
(Borgo Sansepolcro, 1416-1417 circa – Borgo Sansepolcro, 12 ottobre 1492)
è stato un pittore e matematico italiano.

Tra le personalità più emblematiche del Rinascimento italiano, fu un esponente della seconda generazione di pittori-umanisti.[1] Le sue opere sono mirabilmente sospese tra arte, geometria e un complesso sistema di lettura a più livelli, dove confluiscono complesse questioni teologiche, filosofiche e d'attualità. Riuscì ad armonizzare, nella vita quanto nelle opere, i valori intellettuali e spirituali del suo tempo, condensando molteplici influssi e mediando tra tradizione e modernità, tra religiosità e nuove affermazioni dell'Umanesimo, tra razionalità ed estetica.

La sua opera fece da cerniera tra la prospettiva geometrica brunelleschiana, la plasticità di Masaccio, la luce altissima che schiarisce le ombre e intride i colori di Beato Angelico e Domenico Veneziano, la descrizione precisa e attenta alla realtà dei fiamminghi. Altre caratteristiche fondamentali della sua espressione poetica sono la semplificazione geometrica sia delle composizioni che dei volumi, l'immobilità cerimoniale dei gesti, l'attenzione alla verità umana.

La sua attività può senz'altro essere caratterizzata come un processo che va dalla pratica pittorica, alla matematica e alla speculazione matematica astratta. La sua produzione artistica, caratterizzata dall'estremo rigore della ricerca prospettica, dalla plastica monumentalità delle figure, dall'uso in funzione espressiva della luce, influenzò nel profondo la pittura rinascimentale dell'Italia settentrionale e, in particolare, le scuole ferrarese e veneta. .........
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Gherardo Delle Notti                                                                                  L'Adorazione dei Pastori
Firenze - Galleria degli Uffizi





Honthorst ‹hònthorst›, Gerrit van, detto in Italia  -
Gherardo delle Notti. -
Pittore (Utrecht 1590 - ivi 1656),

il più noto dei seguaci nordici del Caravaggio.
Allievo di A. Bloemaert, fu in Italia dal 1610 al 1622. A Roma, dove fu protetto dal card. Scipione Borghese e dal marchese V. Giustiniani, restano molti suoi dipinti (celebre la Decollazione del Battista in S. Maria della Scala), in cui la drammaticità caravaggesca è già talvolta smorzata - come poi maggiormente dopo il ritorno in patria - da qualche accento accademico. Su di lui influirono anche O. Gentileschi e H. Terbruggen. Nel 1619 si fermò a Firenze, dove lavorò per il granduca. Grandissimo successo egli ebbe poi come pittore di soggetti storici e di ritratti alle corti dei Paesi Bassi, d'Inghilterra, Danimarca e Brandeburgo. Il soprannome "delle Notti" gli venne dalla predilezione per le scene notturne, rappresentazioni di scene sacre o di genere a luce di candela (Natività, del 1621, agli Uffizi), che contribuiscono a definire la scuola di Utrecht e preludono a J. Vermeer.

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Giusto de' Menabuoi                                                                                                       Il Presepio
Padova  - Battistero



Giusto de' Menabuoi (Firenze, 1330 circa – Padova, 1390 circa) è stato un pittore italiano, attivo soprattutto a Padova.

Trascorse la sua giovinezza in Toscana, formandosi nella cerchia di Maso di Banco (uno dei più fedeli e acuti giotteschi), poi venne chiamato nel nord Italia, dove si trasferì definitivamente verso il 1370.

In Lombardia eseguì l'affresco del Giudizio Universale nell'Abbazia di Viboldone, in provincia di Milano. Qui venne influenzato da giotteschi lombardi, orientati dallo stile di Giovanni da Milano.
Si spostò poi a Padova: suoi gli affreschi nella Chiesa degli Eremitani, nella Basilica di Sant'Antonio e nel Battistero del Duomo, il suo lavoro più famoso (1375-1376). Rispetto alle esperienze precedenti, a Padova dovette essere colpito dalle ordinate fissità romaniche e bizantine, come testimonia il grande Paradiso nella cupola del Battistero: la scena è organizzata attorno a un Cristo Pantocratore, dove ruota un'ipnotica raggiera a più strati con angeli e santi, le cui aureole in file ordinate ricordano, guardate dal basso, le punzonature di una magnifica oreficeria. Nel tamburo dipinse invece Storie della Genesi, sui pennacchi i Profeti ed Evangelisti, dove già dimostrò un estro meno bizantino, come le figure inserite entro veridiche stanze illusionisticamente dipinte. Anche nelle Storie di Cristo e del Battista, sulle pareti, compaiono delle architetture finemente calcolate, dove il pittore inserì le sue solenni e statiche immagini. Più libera appare invece la raffigurazione negli episodi di contorno, come nelle Nozze di Cana, dove una schiera di servitori si muove con naturalezza nella stanza, a differenza degli statici commensali. Dall'analisi di queste scelte stilistiche si evince come l'uso o meno di effetti retrò fosse per Giusto una precisa componente volutamente cercata per fini espressivi e simbolici: è forse l'unico pittore del Trecento che ha la consapevolezza per scegliere via via quale linguaggio adoperare.

Negli affreschi della Cappella Belludi (chiamata anche Cappella dei Santi Filippo e Giacomo il Minore o Cappella dei Conti) nella Basilica del Santo (1382) imitò lo stile del suo grande rivale, Altichiero. Morì a Padova.
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                                                                                    Continua ...
 
Tavole  postate:  5/9
 

giovedì 15 dicembre 2011

HAIKU

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Haiku






Nel dormitorio
piumati batuffoli
- lo stesso sogno!


(Serena Bucci)





Fotografia di Istvan Lichner