venerdì 16 dicembre 2011

LA NATIVITA' - raffigurata da Pittori Celebri -

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..." In quei giorni, uscì un editto di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l'Impero .....Tutti partivano per farsi iscrivere, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe salì dalla Galilea, dalla città di Nazaret, in Giudea, alla città di David, chiamata Betlemme per farsi iscrivere con Maria, sua sposa, che era incinta.  Mentre essi si trovavano là, giunse per lei il tempo del parto, e partorì il suo figlio primogenito, e lo avvolse in fasce e lo pose a giacere in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo"...


Personaggi della scena: il Bambino, la Madonna, San Giuseppe, l'Angelo che veglia, i pastori.
I primi artisti cristiani, con questi personaggi, dovettero comporre il Presepio, nel paesaggio della stalla a grotta con il bue e l'asinello.
Questo era lo schema delle prime Natività.


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Ecco alcune tavole rappresentanti  "Natività"  viste da Artisti del '300/'400/'500






Federico Fiori detto Barroccio                                           La Natività
Milano - Pinacoteca Ambrosiana                                                         





Barocci Federico, alias Federico Fiore, soprannominato Il Baroccio, pittore e disegnatore italiano, nasce a Urbino intorno al 1526 e, ad eccezione di due viaggi a Roma all'inizio della sua carriera, ha vissuto a Urbino tutta la vita.

Circondato da centinaia d'opere d'arte della sua città, Federico si è formato come pittore studiando prima con suo padre, Ambrogio Barocci discreto scultore, poi è stato apprendista presso il pittore veneziano Franco Battista (1498-1561) esponente del Manierismo Romano, ma più apprezzato come disegnatore.

Era solo un adolescente quando accompagna lo zio Bartolomeo Genga a Pesaro, poi a Roma, dove si ferma per quattro anni (1548-1553)nello studio dei pittori manieristi Taddeo e Federico Zuccari già famosi.

Barocci, incantato in un primo tempo dai lavori di Raffaello, ispira a lui il suo stile che poi arricchisce con i colori caldi e luminosi del Correggio e del Tiziano. ..........................



 
 
 






Antonio Allegri detto Correggio                                  La Santa Notte
Dresda - Pinakothek                                                                             





Antonio Allegri detto il Correggio,
 agosto 1489 – Correggio, 5 marzo 1534)
fu un pittore italiano.

Prendendo spunto dalla cultura del Quattrocento e dai grandi maestri dell’epoca, quali Leonardo, Raffaello, Michelangelo e Mantegna, inaugurò un nuovo modo di concepire la pittura ed elaborò un proprio originale percorso artistico, che lo colloca tra i grandi del Cinquecento.

In virtù della dolcezza espressiva dei suoi personaggi e per l’ampio uso prospettico, sia nei dipinti sacri che in quelli profani, egli si impose in terra padana come il portatore più moderno e ardito degli ideali del Rinascimento. Infatti, all’esplosione del colore veneziano e al manierismo romano, contrappose uno stile fluido, luminoso, di forte coinvolgimento emotivo. Nello sforzo di ottenere la massima espressione di leggerezza e di grazia, Correggio fuun precursore della pittura illusionistica. Introdusse luce e colore perché facessero da contrappeso alla forme e sviluppa così nuovi effetti di chiaro-scuro, creando l’illusione della plasticità con scorci talora duri e con audaci sovrapposizioni. L’illuminazione e la struttura compositiva in diagonale gli permiserono anche di ottenere una significativa profondità spaziale nei suoi dipinti, caratteristica quest’ultima, tipica del suo stile. Le maestose pale d’altare degli anni venti sono di spettacolare concezione, con gesti concatenati, espressioni sorridenti, personaggi intriganti, colori suadenti[1].
La luce, declinata secondo un chiaroscuro morbido e delicato, ne fece uno dei punti di non ritorno della pittura, capace di influenzare movimenti artistici tra loro diversissimi come il barocco di Giovanni Lanfranco e Baciccio e il neoclassicismo di Anton Raphael Mengs .........
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Piero della Francesca                                                                                                      La Natività
London - National Gallery





Piero della Francesca
(Borgo Sansepolcro, 1416-1417 circa – Borgo Sansepolcro, 12 ottobre 1492)
è stato un pittore e matematico italiano.

Tra le personalità più emblematiche del Rinascimento italiano, fu un esponente della seconda generazione di pittori-umanisti.[1] Le sue opere sono mirabilmente sospese tra arte, geometria e un complesso sistema di lettura a più livelli, dove confluiscono complesse questioni teologiche, filosofiche e d'attualità. Riuscì ad armonizzare, nella vita quanto nelle opere, i valori intellettuali e spirituali del suo tempo, condensando molteplici influssi e mediando tra tradizione e modernità, tra religiosità e nuove affermazioni dell'Umanesimo, tra razionalità ed estetica.

La sua opera fece da cerniera tra la prospettiva geometrica brunelleschiana, la plasticità di Masaccio, la luce altissima che schiarisce le ombre e intride i colori di Beato Angelico e Domenico Veneziano, la descrizione precisa e attenta alla realtà dei fiamminghi. Altre caratteristiche fondamentali della sua espressione poetica sono la semplificazione geometrica sia delle composizioni che dei volumi, l'immobilità cerimoniale dei gesti, l'attenzione alla verità umana.

La sua attività può senz'altro essere caratterizzata come un processo che va dalla pratica pittorica, alla matematica e alla speculazione matematica astratta. La sua produzione artistica, caratterizzata dall'estremo rigore della ricerca prospettica, dalla plastica monumentalità delle figure, dall'uso in funzione espressiva della luce, influenzò nel profondo la pittura rinascimentale dell'Italia settentrionale e, in particolare, le scuole ferrarese e veneta. .........
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Gherardo Delle Notti                                                                                  L'Adorazione dei Pastori
Firenze - Galleria degli Uffizi





Honthorst ‹hònthorst›, Gerrit van, detto in Italia  -
Gherardo delle Notti. -
Pittore (Utrecht 1590 - ivi 1656),

il più noto dei seguaci nordici del Caravaggio.
Allievo di A. Bloemaert, fu in Italia dal 1610 al 1622. A Roma, dove fu protetto dal card. Scipione Borghese e dal marchese V. Giustiniani, restano molti suoi dipinti (celebre la Decollazione del Battista in S. Maria della Scala), in cui la drammaticità caravaggesca è già talvolta smorzata - come poi maggiormente dopo il ritorno in patria - da qualche accento accademico. Su di lui influirono anche O. Gentileschi e H. Terbruggen. Nel 1619 si fermò a Firenze, dove lavorò per il granduca. Grandissimo successo egli ebbe poi come pittore di soggetti storici e di ritratti alle corti dei Paesi Bassi, d'Inghilterra, Danimarca e Brandeburgo. Il soprannome "delle Notti" gli venne dalla predilezione per le scene notturne, rappresentazioni di scene sacre o di genere a luce di candela (Natività, del 1621, agli Uffizi), che contribuiscono a definire la scuola di Utrecht e preludono a J. Vermeer.

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Giusto de' Menabuoi                                                                                                       Il Presepio
Padova  - Battistero



Giusto de' Menabuoi (Firenze, 1330 circa – Padova, 1390 circa) è stato un pittore italiano, attivo soprattutto a Padova.

Trascorse la sua giovinezza in Toscana, formandosi nella cerchia di Maso di Banco (uno dei più fedeli e acuti giotteschi), poi venne chiamato nel nord Italia, dove si trasferì definitivamente verso il 1370.

In Lombardia eseguì l'affresco del Giudizio Universale nell'Abbazia di Viboldone, in provincia di Milano. Qui venne influenzato da giotteschi lombardi, orientati dallo stile di Giovanni da Milano.
Si spostò poi a Padova: suoi gli affreschi nella Chiesa degli Eremitani, nella Basilica di Sant'Antonio e nel Battistero del Duomo, il suo lavoro più famoso (1375-1376). Rispetto alle esperienze precedenti, a Padova dovette essere colpito dalle ordinate fissità romaniche e bizantine, come testimonia il grande Paradiso nella cupola del Battistero: la scena è organizzata attorno a un Cristo Pantocratore, dove ruota un'ipnotica raggiera a più strati con angeli e santi, le cui aureole in file ordinate ricordano, guardate dal basso, le punzonature di una magnifica oreficeria. Nel tamburo dipinse invece Storie della Genesi, sui pennacchi i Profeti ed Evangelisti, dove già dimostrò un estro meno bizantino, come le figure inserite entro veridiche stanze illusionisticamente dipinte. Anche nelle Storie di Cristo e del Battista, sulle pareti, compaiono delle architetture finemente calcolate, dove il pittore inserì le sue solenni e statiche immagini. Più libera appare invece la raffigurazione negli episodi di contorno, come nelle Nozze di Cana, dove una schiera di servitori si muove con naturalezza nella stanza, a differenza degli statici commensali. Dall'analisi di queste scelte stilistiche si evince come l'uso o meno di effetti retrò fosse per Giusto una precisa componente volutamente cercata per fini espressivi e simbolici: è forse l'unico pittore del Trecento che ha la consapevolezza per scegliere via via quale linguaggio adoperare.

Negli affreschi della Cappella Belludi (chiamata anche Cappella dei Santi Filippo e Giacomo il Minore o Cappella dei Conti) nella Basilica del Santo (1382) imitò lo stile del suo grande rivale, Altichiero. Morì a Padova.
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                                                                                    Continua ...
 
Tavole  postate:  5/9
 

5 commenti:

  1. molto bello ed istruttivo

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  2. Immagini meravigliose realizzate dai giganti della nostra pittura.

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  3. Ti consiglierei di inserire una delle più belle natività mai dipinte. La natività del Louvre di Fra Diamante di Feo
    Mario Rigli

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