venerdì 9 settembre 2011

STAMPE ANTICHE - INCISIONI TARDO '700

*

Non credevo che per queste 6 Riproduzioni di Stampe Antiche,  avrei impiegato tanto tempo nella ricerca:
volevo sapere almeno di che periodo "certo" fossero, dato che sono prive di qualsiasi informazione. 
Sulle prime, avevo individuato approssimativamente  solo il periodo ('700- inizio '800) confrontandole con altre stampe simili, ma non sarei stata soddisfatta di postarle così "nude e crude" senza allegare una documentazione, volevo proprio saperne di più, dato che le località raffigurate  in queste stampe, le avevo visitate tutte e moltissime volte.

Anni fa, (anni '80) per motivi di lavoro, ebbi l'opportunità di trasferirmi da Torino a Napoli e il mio domicilio iniziale fu Arco Felice, comune situato proprio nel centro di questi siti con pari distanza tra loro (più o meno):
Pozzuoli, il Tempio di Serapide e i suoi fenomeni visivi di bradisismo; La Zona Flegrea: la Solfatara, la tomba di Virgilio, il Lago d'Averno (ingresso nell'Inferno di Dante), il Lago di Lucrino e Fusaro, Capo Miseno, Monte di Procida, Baia-Bacoli, Cuma (Antro della Sibilla e il Parco Archeologico) ecc. ecc.. 
Devo proprio dire che durante i sei anni della mia permanenza in questi magnifici luoghi, "sono stata di casa"  specialmente a Cuma:  avevo fatto amicizia con i custodi del Parco, i quali, abitavano la casa colonica situata all'interno dell'area archeologica, con intorno appezzamenti di terreno coltivati ad orto ...  e io mi prestavo volentieri a "cavar patate"  con loro ... (ma questo lo devo dire sottovoce) dato che c'era la possibilità di cavare anche altri tipi di patate ...!


Cuma, Anfiteatro. Veduta dalla Villa Vergiliana.
















Comunque, dopo tanto spulciare ho trovato finalmente l'inizio della storia di queste Stampe ...




  


Antico Palazzo dei Principi della Rocella
situato sulla riva del Mare di Napoli vicino al Palazzo della Regina Giovanna

Inventore (Disegnatore) CHATELET  -  Incisore VANGELISTI  (mm. 192x245)



 
CLAUDE LOUIS CHATELET

Pittore ed incisore di paesaggi, Chatelet viaggiò con Vivant-Denon e con Desprez nel sud
dell’Italia fermandosi a Roma e a Firenze, e collaborò ampiamente alla realizzazione del Voyage
pittoresque del Saint-Non. Repubblicano ardente, fece parte del tribunale rivoluzionario. Arrestato
qualche mese dopo la giornata di Termidoro (27 luglio 1794) che abbatté la dittatura terroristica di
Robespierre, fu ghigliottinato il 7 maggio 1795.


Vangelisti, Firenze 1738 o 1744 - Parigi 1798





Rovine del Tempio di Giove Serapide (Serapeo) a Pozzuoli

Inventori:  Robert e Paris  -  Incisore: Guttemberg    (mm. 364x250)
                                                                                                 
HUBERT ROBERT

Allievo alla scuola di Michelangelo Slotz, nel 1754 andò a Roma al seguito del conte di Stainville,
futuro duca di Choiseul, ambasciatore di Francia. Grande ammiratore di Pannini, di Piranesi e di
Locatelli, incontrò nel 1756 Fragonard e nel 1759 Saint-Non, col quale fece un viaggio a Napoli
l’anno successivo. Pensionnaire all’Accademia di Francia dal 1759, lavorò spesso in compagnia di
Fragonard nei dintorni di Roma, ma fondamentale fu il suo sodalizio con Piranesi, col quale condivise
sedute di lavoro, a Roma e nei suoi dintorni. Le Vedute di Cori di Robert del 1763 ricordano da
vicino le Antichità di Cora di Piranesi edite nel 1764. L’autore delle Carceri trasmise all’artista
francese quel tanto di visionario che trasfigura nelle sue vedute reali - e non solo quelle eseguite a
Roma - secondo dimensioni oniriche, ancor più evidenti nelle composizioni immaginarie nelle quali
le piccole figure in lunghe teorie hanno la sola funzione di sottolineare il gigantismo delle architetture,
che acquistano una spazialità inquietante. Al suo ritorno a Parigi nel 1765, Robert trionfò nel
Salon del 1767, in particolare con il suo lavoro di ammissione all’Accademia (Porto di Roma, 1766 -
Louvre). Fino al 1775 utilizzò soprattutto i disegni portati dall’Italia collaborando con Saint-Non
nella raccolta di fogli per la pubblicazione de Le Voyage pittoresque ou description du royaume de
Naples et de Sicile, e che gli consentirono di produrre pannelli decorativi per vari acquirenti parigini.

Divenne disegnatore dei giardini reali e dal 1770 al 1808 produsse un prestigioso complesso di
vedute di Parigi che molto devono a Piranesi, accumulando, descrivendo, modificando, variando,
unendo, accostando o sopprimendo a proprio piacimento edifici e personaggi, dettagli e proporzioni,
in opere dove la fantasia e la realtà si confondono. Divenuto nel 1784 custode dei quadri del Museo
reale, continuò ad eseguire i suoi paesaggi di rovine italiane. Nel 1793-94 a seguito della Rivoluzione,
venne imprigionato. Dopo Termidoro, fece parte, come Fragonard, della commissione del
Conservatorio, poi di quella del Museo (1795-1802). Nella seconda metà del secolo la sua opera
rappresenta dunque uno degli esempi più brillanti e validi dei quadri di soggetto architettonico, rimessi
in auge da Pannini; ciò fu dovuto certamente al suo rapporto di amicizia con Fragonard, e
alla sua esperienza in Italia a fianco di Piranesi. 


PIERRE ADRIEN PARIS

Sin dall’infanzia, che trascorse in Svizzera, ebbe lezioni di disegno dal padre, architetto, intendente
per le costruzioni del principe-vescovo di Basilea. Nel 1760 partì per Parigi, onde proseguirvi gli
studi di architettura. Benché respinto al concorso per il Grand-prix, grazie al favore reale fu ammesso
all’Accademia di Francia a Roma. Nel 1773 fu designato a fare da cicerone al finanziere
Bergeret de Grancourt, andato a Roma accompagnato da Fragonard, di cui Paris divenne ammiratore
e amico. Tornato in Francia nel 1774, si legò all’abate di Saint-Non e collaborò all’opera che
questi preparava: Le Voyage pittoresque ou description du royaume de Naples et de Sicile. Da lui
comperò più tardi i disegni di Fragonard e di Hubert Robert eseguiti nel 1760-61, quando i due artisti,
convittori dell’Accademia di Francia a Roma, erano ospiti di Villa D’Este a Tivoli; e alla vendita
seguita alla morte di Bergeret acquistò ancora disegni di Fragonard e altre opere del XVIII secolo.
Nel 1778 ottenne la carica di disegnatore del gabinetto del re, e nel 1784 quella di architetto
dei “Menus plaisirs”; divenne inoltre scenografo delle feste di Marly e Trianon. Nel 1783, durante
un secondo viaggio in Italia, tornò a Roma e poi a Napoli; si appassionò per l’antichità, visitò gli
scavi di Ercolano e Pompei ed eseguì numerosi disegni di rovine. Fedele alla causa realista, dopo la
caduta di Luigi XVI si ritirò e visse in campagna fino al 1806 quando, nel corso di un nuovo viaggio
in Italia, accettò la carica di direttore ad interim dell’Accademia di Francia a Roma. Tornato a
Besançon nel 1817, vi morì due anni dopo, lasciando in eredità alla biblioteca della città natale tutte
le sue collezioni.

GUTTEMBERG Carl Gottlieb, Wöhrd 1743 - 1790

GUTTEMBERG H., Wöhrd 1749 - Norimberga 1818






Prospettiva del Colonnato del "Campo dei Soldati" a Pompei
Immagine presa fra il fogliame e il lato dell'ingresso

Inventore Desprez          -          Incisori Bertaux e Du Parc. (mm. 185x242)
                                                                                          


 
LOUIS JEAN DESPREZ

Allievo di François Blondel e di Desmaisons, nel 1771 divenne professore alla Scuola Militare di
Parigi e nel 1777 vinse il Grand prix di Architettura. Durante il suo soggiorno in Italia tra il 1777 e
il 1784 conobbe il re di Svezia per cui lavorò come architetto e pittore di corte, trasferendosi a
Stoccolma. In Italia Desprez incontrò artisti come Paris, con cui collaborò alla realizzazione del
Voyage pittoresque, apportando disegni ed incisioni.

BERTAUX Jacques, Arcis-sur-Aube 1745 ca - Francia 1818

DU PARC Marie Alexandre o DUPARE, Attivo a Parigi nel XVIII secolo






Un "Piano Terra"  di una casa di campagna, scoperto nei pressi di Pompei.

Inventore Desprez                 -                  Incisore Racine.      (mm. 185x247)
                                                                                                                
                                                                          
    RACINE Jean Baptiste, Parigi 1747 - ?



  




Veduta presa dal vero sulla strada di Napoli a Paestum
poco distante da Salerno

Disegnatore Robert - Incisore Guttemberg. (mm. 370x245).

                                                                                                                      



 


BIOGRAFIA

Jean Claude Richard Abbé de Saint-Non, Parigi 1727 - 1791

1727
Nasce il 15 dicembre in Rue du Roule a Parigi da Jean Pierre Richard, consigliere e segretario del
re e Marie-Anne Boullongne di seconde nozze, figlia di Louis de Boullongne, primo pittore del re.

1736
Il padre acquista un palazzo a Parigi ed i feudi di Saint-Non e di La Bretèche.
Studia teologia e giurisprudenza .

1747-49
Muore il padre e Jean Claude eredita il feudo di Saint-Non, mentre il fratello maggiore quello di La
Bretèche. Entrambi aggiungeranno il nome dei rispettivi possedimenti al loro cognome.
Divenuto suddiacono di Notre Dame, fa domanda di ammissione come avvocato al Parlamento,
ottenendo la carica nella Seconda Sezione della Corte di Cassazione.

1750-53
In questi anni Saint-Non viaggia con il suo amico René Bernard. Va in Inghilterra e, al ritorno, in
Olanda e nelle Fiandre. Il suo ritorno a Parigi coincide con i disordini suscitati dalla bolla
Unigenitus emanata da Clemente XI, e nel maggio del 1753 riceve l’ordine dal re di recarsi a
Poitiers, luogo prescelto per il suo esilio di parlamentare ribelle.

1753-58
Questi anni di esilio li dedicherà soprattutto nell’apprendimento del disegno ed dell’incisione, sua
grande passione messa da parte negli anni precedenti, e soprattutto di mettere in pratica le nuove
tecniche appena adottate da Jean Baptiste Leprince (Metz 1734 - Saint-Denis-du-Port 1781), e
che permisero di creare la Maniera nera.
Su pressione del Parlamento, si dimette dalla carica di deputato. Ma fortunatamente, dietro interessamento
dello zio Louis de Boullongne, gli viene assegnata l’abbazia benedettina di Pothières,
carica che lo pone tra uno dei 700 abati commendatari della Francia.

1759-60
Nell’autunno di quest’anno Saint-Non, incoraggiato dal suo amico Conte di Caylus, e libero dagli
incarichi ufficiali e dai doveri amministrativi, decide di intraprendere un viaggio in Italia.
Saint-Non lascia Parigi il 1 ottobre e dopo aver trascorso qualche giorno in Svizzera, dove conosce
Voltaire e l’ambiente intellettuale di Ginevra, si sposta in Italia passando da Torino e Bologna per
giungere a Roma, e due mesi dopo la sua partenza, a Napoli, meta del suo viaggio. Durante le due
settimane del suo soggiorno napoletano, visita Pompei ed Ercolano e tutti quei luoghi che rientrano
nell’itinerario classico dei visitatori di Napoli. Il viaggio di ritorno lo vede a Caserta dove si entusiasma
per la Reggia ancora in costruzione. A metà dicembre è di nuovo a Roma dove si dimostra
essere un mecenate piuttosto munifico soprattutto nei confronti di due borsisti dell’accademia:
Jean Honoré Fragonard e Hubert Robert.
È infatti con loro che l’anno successivo torna a Napoli coinvolgendo i suoi due nuovi amici
nell’ambizioso progetto di documentare visivamente i luoghi e i monumenti antichi e moderni
dell’Italia meridionale.

1761-1775
Fa finalmente ritorno a Parigi con una grande raccolta di disegni e spunti per numerose incisioni.
In questi anni pubblica diverse serie di vedute italiane adottando tra l’altro una nuova tecnica,
l’acquatinta, tecnica che rivela potenzialità artistiche fino ad allora sconosciute e che consente
agli incisori di realizzare nuove forme espressive, imitando lo sfumato del disegno
 
1776-1777
Grazie alla fama suscitata dalle sue incisioni, conosce Benjamin de Laborde, personaggio influente
della corte di Luigi XV, ed autore di taccuini di viaggio.
È dietro il suo suggerimento e con il suo aiuto che viene concepito il progetto di realizzare una dettagliata
ed illustrata storia della Svizzera e dell’Italia.
Viene nominato socio onorario dell’Académie Royale de Peinture.
Nella primavera del 1777 viene annunciato il progetto generale dell’opera invitando alla sottoscrizione
dei sei volumi complessivi (uno dedicato alla Svizzera, gli altri cinque all’Italia) e nell’agosto
dello stesso anno viene firmato presso un notaio il contratto con l’impegno da parte di Saint-Non
della scelta dei disegni e trasposizione in incisioni; della stesura e della redazione dei testi da parte
di de Laborde; al fratello di Saint-Non il compito di finanziare in parti uguali la realizzazione del
“voyage”. Dei primi sottoscrittori (circa 400) fanno parte alcuni membri della famiglia reale, della
corte, del Parlamento e naturalmente importanti personalità del mondo delle finanze.

1778-1780
Dopo un avvio difficile (il primo gruppo di stampe della Svizzera non raccolgono l’interesse desiderato),
il progetto viene modificato. A Dominique Vivant-Denon (futuro direttore del Louvre sotto
Napoleone) viene dato l’incarico di occuparsi di organizzare il viaggio in Italia, di contattare e seguire
gli artisti e di redigere un diario di viaggio, diario che servirà a Saint-Non a commento delle
tavole incise. Contemporaneamente a Parigi altri artisti quali Paris, Vernet, Volaire ed altri collaborano
e lavorano alla stessa opera sulla base dei disegni effettuati nei viaggi precedenti. Laborde,
a seguito di problemi finanziari, si ritira dal progetto, lasciando ai due fratelli il compito di proseguire
nell’intento di pubblicare questa mastodontica opera.
 
1781-1787
Nell’aprile viene consegnato all’accademia il primo volume da cui si evince che il progetto di una
raccolta di vedute di tutta l’Italia è stato modificato dal Saint-Non in una più ristretta raccolta di
vedute del Sud Italia, con Napoli e le sue antichità come prima parte. I notevoli costi di viaggio e
delle collaborazioni degli artisti costringono Saint-Non a restringere la pubblicazione dell’opera al
Sud Italia. Nasce così quello che sarà il Voyage pittoresque ou description des Royaumes de Naples
et de Sicile, una mastodontica impresa in cui per la prima volta collaborano insieme più di cento
artisti per un totale di circa 550 acqueforti. Nonostante le polemiche e le paure degli investitori
sull’eccessivo ed aumentato prezzo dell’opera, finita di stampare nel 1786, il successo non tarda a
venire. Per i contemporanei si tratta di “une entreprise fort utile”, diventando famosa anche oltre i
confini della Francia.

Nel 1785 viene nominato amateur honoraire, riconoscimento che solo raramente veniva assegnato
ai numerosi dilettanti dell’epoca.

1788-1790
Negli anni a venire ne verranno stampate altre edizioni a dimostrazione della grandiosità dell’opera
e dell’interesse verso un paese di grandi tradizioni storiche ed artistiche.
Saint-Non non condanna le nuove tendenze politiche del suo tempo e nel momento della Rivoluzione
Francese è tra i primi a donare all’Assemblea Nazionale parte dei suoi introiti, cercando di
convincere anche i colleghi a seguire il suo esempio.

1791
Il 25 novembre muore a Parigi all’età di 64 anni. Per testamento Saint-Non lascia il suo patrimonio
al suo unico parente, il fratello Louis Richard de la Bretèche, affidandogli l’onere di proseguire nella
divulgazione del Voyage pittoresque.




LE VOYAGE PITTORESQUE DI SAINT-NON

L’immagine dell’Italia e il limite sottile della cultura di fine Settecento

Lui, l’abate, era un tipo affascinante. Difficile figurarselo in castigati abiti talari  ........
 
.............
Il grande lavoro è in cantiere. Saint-Non comincia a lavorare al grande progetto che costituisce
il monumento alla sua attività e resta uno dei documenti più importanti di un’epoca. Nel 1781
esce il primo dei cinque volumi (pubblicati annualmente) del Voyage pittoresque ou description des
Royaumes de Naples et de Sicile. Vastissima impresa tipografica, i libri raccolgono appunti di un
diario di viaggio (abilmente assemblati e rimontati, ma non sempre scritti di suo pugno da Saint-
Non), corredati da un totale di 542 tavole all’acquaforte. Il successo è notevole, e nel giro di pochi
anni si realizza anche un’edizione a fogli sciolti delle stampe .....

........
Ecco, osservando le tavole organizzate da Saint-Non con un occhio italiano, proprio qui sta il
punctum dolens: ed è tanto più intensa la sensazione se si considera che stiamo parlando delle regioni
meridionali, della Sicilia e anche, marginalmente, di Malta. L’immagine che emerge è al
tempo stesso entusiasmante e malinconica. Per più di cinquecento fogli, osserviamo una sfilata di
meraviglie dell’arte e della natura, eppure tutto è come avvolto da un’atmosfera di sottile decadenza,
di agrodolce folclore. Non è una novità: un predecessore di Saint-Non, Michel de
Montaigne, esattamente due secoli prima della pubblicazione del Voyage pittoresque aveva descritto
l’Italia come il paese dove i contadini suonano il liuto (poi sostituito dal mandolino). Alla fine
del Settecento, alla vigilia dell’ennesimo saccheggio del patrimonio archeologico e artistico italiano,
le stampe raccolte da Saint-Non possono anche apparire come un gigantesco catalogo di
vendita, mentre gli italiani appaiono inermi o ignari. È lo stesso sentimento che si prova davanti ad
alcune delle stampe più belle dell’intera collezione, quelle dedicate ai monumenti antichi: i templi
di Paestum e di Agrigento sono entusiasmanti, ma anche coperti di rampicanti e di erbacce. Il che
li rende certamente “pittoreschi”, proprio per quel tanto di decadente e di malinconico, di sottilmente
evocativo. Un po’ tutta questa Italia del sud, baciata da un sole talmente meraviglioso che
riesce a splendere anche nel bianco e nero delle acquaforti francesi, condivide il destino di quei ruderi.
La sua bellezza è resa struggente dal declino, l’imponenza di alcune costruzioni (si vedano i
fogli emozionanti con le cattedrali di Trani e di Palermo) emerge eroica dal degrado circostante. Si
può persino cogliere un accenno moraleggiante, il confronto fra il passato e il presente, così come
un acuto spirito intellettuale può declamare i passi classici sul declino delle antiche civiltà.
Attraverso le stampe di Saint-Non ci accorgiamo insomma di un fenomeno i cui effetti sono
tuttora riconoscibili nella percezione che si ha dell’Italia all’estero. Al soggiorno italiano, che era
considerato nel XVI e XVII dagli artisti europei un momento indispensabile di perfezionamento e di
confronto con le più aggiornate tendenze internazionali, si è ormai definitivamente sostituito il
“mito” di un’Italia del passato, povera ma bella, meta prediletta dei viaggiatori intellettuali, cosparsa
di ruderi pittoreschi e di monumenti antichi, custode talvolta ignara di un glorioso passato. Il
viaggio in Italia resta pertanto uno snodo importantissimo per la formazione del gusto e della cultura,
ma con uno spirito quasi di esplorazione (archeologica, antropologica, storica, meteorologica,
folcloristica, naturalistica), da vivere con un certo distacco, come osservatori provenienti da nazioni
più vive e “moderne”, anche se meno ricche di storia. In questa chiave, un fatto intrinsecamente
spettacolare ma anche potenzialmente drammatico come l’eruzione notturna del Vesuvio,
documentata dalle straordinarie incisioni di Hubert Robert e di Volaire, diventa simile ad un gioco
pirotecnico, all’ennesimo fuoco d’artificio di un popolo sempre in festa.

Articolo firmato: Stefano Zuffi
 
 
 
 
 
Traduzione Francese-Italiano di Serena Bucci
Le 6 Tavole postate sono di mia proprietà
 
 


6 commenti:

  1. Le stampe antiche sono state per alcuni secoli l'equivalente dei moderni album fotografici di viaggio. Permettevano di vedere luoghi a chi non aveva la possibilità di recarvisi, e hanno lasciato a noi posteri una documentazione utilissima per vedere come si presentavano certi siti.
    Le litografie, le stampe a bulino e le xilografie sono tra i miei oggetti d'arte preferiti.
    Queste sono molto interessanti.

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