lunedì 3 settembre 2012

I GRANDI MAESTRI DEL COLORE - LEONARDO - Collezione

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Ogno tanto mi ripeto così come potrebbero sembrare ripetitive le mie Tavole ...

Tavole sì, di dipinti di Artisti celeberrimi già citati in altri post, ma differenti i soggetti da loro raffigurati.

Di mia proprietà è questa collezione riferita a riproduzioni di Opere celebri de' "I Grandi Maestri del Colore".
Detta collezione, consta di diverse Tavole, stampate nel 1936 per  "l'Illustrazione del Medico" dalle Officine "Ist. It. d'Arti Grafiche"  di Bergamo.

Sicuramente, anche ai non addetti ai lavori, non sarà difficile riconoscere determinati dipinti proprio per la loro notorietà.
Potrebbe essere una rivelazione per quelle persone che avessero ammirato detti dipinti dal vero, in epoche antecedenti, riscontrare invece, come risultino completamente diversi gli stessi dipinti, dopo l'avvenuto restauro.

E' il caso di questo dipinto:














Il restauro dell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci


Una lunga e complessa opera di restauro sostenuta dalla Olivetti per salvare un grande capolavoro dell’arte italiana, che molti ritenevano “irrestaurabile”. Tra le tante iniziative sostenute dalla Olivetti per conservare e promuovere il patrimonio artistico nazionale, il restauro dell’Ultima Cena di Leonardo, nel refettorio di Santa Maria delle Grazie in Milano è forse la più significativa. Questo, non solo per l’enorme valore storico e culturale dell’opera, ma anche per una serie di altri motivi, tra cui:

- la complessità tecnica del restauro, dovuta alla particolare tecnica utilizzata da Leonardo e ai gravi deterioramenti intervenuti nel corso dei secoli;

- l’eccezionale durata del restauro, che si è protratto per 17 anni dal 1982 al 1999;

- il contributo organizzativo, tecnologico e culturale fornito dalla Olivetti, in aggiunta al contributo finanziario, con la pubblicazione di ricerche mirate sull’Ultima Cena e sulle influenze che l’opera ha avuto nella pittura, e con l’organizzazione di una importante mostra su questi temi;

- le soluzioni tecniche e organizzative adottate non solo per il restauro, ma anche per preservare il dipinto nel futuro, senza sottrarlo all’ammirazione del pubblico.

La richiesta e l’inizio dei restauri

La partecipazione di Olivetti al restauro dell’Ultima Cena di Leonardo comincia nei primi mesi del 1982, dopo che l’allora Ministro per i Beni Culturali, Vincenzo Scotti, si rivolge all’azienda eporediese chiedendo un intervento non limitato alla pura sponsorizzazione. L’Olivetti era già ben conosciuta per il suo impegno in iniziative volte al sostegno e alla promozione del patrimonio artistico italiano: per questo motivo, alla Società viene chiesto non solo di assumersi l’onere del completo finanziamento del restauro, ma anche di collaborare alla ricerca di soluzioni tecniche capaci di risolvere al meglio tutti i problemi che un progetto di tale calibro avrebbe necessariamente comportato.

Il restauro dell’opera di Leonardo aveva preso il via già nel 1977, con alcuni lavori preliminari di pulitura e campionatura, ma solo la collaborazione dell’Olivetti a partire dal 1982 consente di dare continuità ai lavori, affidati alla restauratrice Pinin Brambilla Barcilon, sotto la supervisione della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Milano, della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Milano e dell'Istituto Centrale per il Restauro di Roma.

La Olivetti, unico sponsor dei lavori, oltre ad assicurare il sostegno finanziario, mette a disposizione le sue competenze tecnologiche e, facendo leva anche sul prestigio culturale e artistico di Renzo Zorzi, responsabile delle Attività Culturali, svolge in modo discreto anche un’opera di coordinamento organizzativo di tutti gli enti coinvolti.

I lavori sono accompagnati dallo svolgimento di studi e ricerche sia per approfondire la conoscenza storico-artistica dell’opera di Leonardo, sia per sfruttare al meglio quanto le tecniche di restauro e conservazione dei dipinti permettono di applicare al caso molto complesso dell’Ultima Cena.


Foto A. Quattrone, in "Leonardo. L'Ultima Cena", Olivetti - Electa, 1999



Fasi del restauro del Cenacolo nel particolare del gruppo di apostoli Filippo, Giacomo e Tommaso. Questi momenti sono accuratamente descritti dalla stessa restauratrice, Pinin Brambilla Barcilon, in uno dei saggi raccolti nel volume "Leonardo. L'Ultima Cena" edito da Olivetti ed Electa in occasione della conclusione del lungo restauro.

In alto a sinistra: foto prima dell'intervento; evidente la scabrosità della superficie.

In basso a sinistra: il gruppo di apostoli con le prime campionature di pulitura.

In alto a destra: il gruppo di apostoli durante il restauro.

In basso a destra: a restauro ultimato.




 Si pubblicano articoli su varie riviste scientifiche, si organizzano conferenze, dibattiti e mostre, come quella sui disegni preparatori di Leonardo per l’Ultima Cena, conservati nella Biblioteca Reale di Windsor e presentati nel 1983 dapprima a Milano e poi a Washington e in altre capitali del mondo.

L’Olivetti nella sua collana “Quaderni del restauro”, pubblicata in collaborazione con il Ministero per i Beni Culturali, presenta tre studi su alcuni aspetti relativi all’influenza del cenacolo vinciano sulla storia della pittura. Nel 1999, a conclusione del restauro, pubblica con l’Electa un prezioso volume con riproduzioni di alta qualità del dipinto e del suo restauro; alla fine dello stesso anno, dedica uno dei suoi libri strenna a Leonardo da Vinci, pubblicando vari scritti e disegni dell’artista toscano.



L’opera di restauro

Il restauro dell’Ultima Cena spesso viene ricordato come una delle opere più complesse nel campo della conservazione del patrimonio artistico italiano, non solo per la lunghezza della sua durata e per il numero di persone coinvolte. Occorre, infatti, considerare anche le difficilissime condizioni in cui si trovava il dipinto, realizzato tra il 1494 e il 1498.

Con l’Ultima Cena Leonardo aveva voluto sperimentare una nuova tecnica; anziché fare un affresco, aveva dipinto con una tecnica mista a secco su due strati di preparazione dell’intonaco. Ma i risultati ben presto si erano rivelati insoddisfacenti e già alla metà del Cinquecento l’opera presentava evidenti segni di usura. A più riprese, in seguito, vennero decisi vari interventi di restauro, spesso ottenendo l’effetto contrario a quello desiderato: l’opera divenne quasi illeggibile, ricoperta di innumerevoli strati di pitture, colle, stucchi che, insieme alla polvere, alla sporcizia e all’umidità, convinsero molti esperti a giudicare l’Ultima Cena un’opera “irrestaurabile”.

Al degrado avevano contribuito anche l’uso del Cenacolo come magazzino per le truppe napoleoniche alla fine del Settecento, l’apertura da parte dei frati di Santa Maria delle Grazie di una porta proprio sotto la figura del Cristo e, nel 1943, i bombardamenti che colpirono in pieno l’Ultima Cena, distruggendo la volta e una parete, ma lasciando miracolosamente in piedi, seppure senza la protezione del tetto, la parete con il dipinto di Leonardo e quella antistante con un grande affresco del Montorfano.

Il lavoro della restauratrice Pinin Brambilla e di tutti i suoi collaboratori si è quindi dimostrato estremamente complesso e laborioso. E’ stato necessario compiere un numero incredibile di campionature e di studi per trovare le tecniche migliori con cui restaurare l’opera e, soprattutto, per riportare alla luce i colori e le sagome originali di Leonardo.

Grazie agli enormi sforzi compiuti, si è potuto scoprire come il tempo e i restauri del passato avessero completamente stravolto l’opera vinciana, trasformando, ad esempio, i capelli di Matteo da biondi a scuri, oppure alcune bocche dei presenti a tavola da aperte, in segno di stupore, a chiuse. Tutti particolari, questi, che hanno dato nuova vita ad una delle opere più famose del mondo e che hanno permesso di riportare alla luce i veri tratti disegnati alla fine del 1400 da Leonardo.


Foto A. Quattrone, in "Leonardo. L'Ultima Cena", Olivetti - Electa, 1999



Particolare dell’Ultima Cena di Leonardo. Nella foto è possibile ammirare il lato del tavolo alla sinistra del Cristo. Partendo dalla destra dell’immagine è possibile riconoscere Simone, Taddeo, Matteo, Filippo, Giacomo Maggiore e Tommaso. Il restauro dell’opera, durato dal 1982 al 1999, è stato interamente sponsorizzato dalla Olivetti e ha riportato alla luce una serie di dettagli che, a causa di restauri precedenti, della polvere e della sporcizia dovute al tempo, non erano nemmeno conosciuti.





Il restauro è stato completato con la realizzazione di impianti per la conservazione ambientale: filtraggio dell'aria, abbattimento delle polveri, isolamento della sala, monitoraggio statico della parete e delle condizioni termo-igrometriche, regolazione di intensità e calore dell’illuminazione, impianti di sicurezza.

In oltre 17 anni, l’Olivetti ha sostenuto per il restauro un costo di circa 7 miliardi di lire, senza mai venire meno all’impegno preso, nemmeno nei momenti di maggiore difficoltà finanziaria. Dal 28 maggio 1999, all’indomani di una festosa inaugurazione, il dipinto di Leonardo, completamente rigenerato, è tornato ad essere una delle maggiori attrazioni artistiche di Milano.
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Il commento di ogni trafiletto, in calce a ciascuna Tavola, è di Anonimo (1936).


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Le 5 Tavole postate sono di mia proprietà




6 commenti:

  1. Ciao Serena, un post interessantissimo e fatto molto bene. Notevoli le informazioni sul restauro dell'Ultima Cena che arrivano proprio al momento giusto in quanto in autunno vorrei andare a rivederlo. Ciao, buona settimana.
    Antonella

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    1. Perfetto, allora sarai anche tu una delle persone che si meraviglierà della notevole differenza del prima e dopo restauro. Chissà io quando potrò ammirarlo ... ti invidio. Ciao, buona settimana anche a te.

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  2. ogni tanto fa bene ammirare i più grandi capolavori della pittura di tutti i tempi....ci ricordano quello che siamo stati noi italiani...alla faccia dello spread e della supremazia economica teutonica...possono solo rubarceli,ma non potranno mai eguagliarli...

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  3. Si dice che la Madonna sulle Rocce, sia stata dipinta con lo sfondo che rappresenta un angolo della mia bella Adda.
    Non so se questa cosa trova riscontro, ma da noi viene data questa notizia, quando si illustra questo bellissimo dipinto.
    Valido post ricco di info e dei tuoi tesori.
    ciaooooo

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  4. Ho visto il Cenacolo prima dell'ultimo restauro, Mona Lisa nel 1969...

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  5. ...io penso, da parte mia, che prima di esporre oneste opinioni sulle opere del sommo Leonardo, per poterle afferrare e apprezzare con lo spirito giusto, sarebbe doveroso conoscere la vita, per quanto sia possibile conoscerla, dello stesso Leonardo come uomo...instancabile ricercatore e osservatore della natura coi suoi fenomeni sfuggenti ad occhi normali...Di Leonardo si contano pochi dipinti su tele o tavole, ma quei pochi hanno lasciato segni indelebili di una costante ricerca delle tecniche; basti pensare al volto non ancora ben identificato della ormai famosa Gioconda, capolavoro di indecifrabile tecnica a velatura; dipinto questo, tenuto con sé per ben 11 anni,fino alla sua morte...il mio sentito ringraziamento a Serena Bucci per aver ricordato il più grande dei più grandi uomini vissuti nelle arti e nelle scienze che tempo ricordi...e mi duole il cuore constatare che chi di dovere non lo ricordi per quel che merita...

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