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Il veliero è una nave che sfrutta il vento come mezzo di propulsione.
Tra le creazioni dell'ingegno umano, è quello che mette insieme esigenze tecniche, funzionali ed estetiche.
Scaturisce dall'evoluzione di un piccolo, semplice, mezzo di trasporto, il primo vero mezzo di trasporto fin dall'antichità; indispensabile per mettere in comunicazione i Popoli, per la scoperta di Nuovi Mondi e per lo scambio di merci.
Se ci pensi, ti rendi conto di quanto sia sempre stata importante la nave.
Un uomo può portare solo un peso analogo al suo e per un breve periodo; se utilizza un carro trainato da cavalli, o buoi, può arrivare a quattro o cinque quintali. Ma una canoa di dieci metri, condotta da otto rematori porta quattro tonnellate! E una piccola imbarcazione a vela, con un equipaggio di tre uomini, ne porta trenta!
Con queste premesse appare inevitabile che la navigazione si sia evoluta e sia ancora attuale.
Giulio Verne sosteneva che la nave è il primo vero veicolo della civiltà, perché quaranta chilometri di deserto dividono di più gli uomini che cinquecento miglia di mare.
***... Per parlare della vera e propria storia ed evoluzione dei grandi velieri bisogna però aspettare i tempi più vicini a noi, il 1300 circa. E' in questi anni che appare in un documento, la "Carta di Pizigani", un tipo di nave a due alberi: la caracca. E' questa che poi subirà le opportune e graduali modifiche, richieste dalle varie esigenze dei diversi periodi storici.
E' da ricordare inoltre che fino al 1700 circa non esistevano scuole di costruzione navale, schemi o regole, e tutto il sapere era tramandato oralmente dai maestri artigiani, i carpentieri...
1)
LA CARACCA.
Si tratta di un bastimento di alto bordo e di gran portata a quattro o cinque coperte, con due castelli uno a poppa e l'altro a prua, tre alberi, vele quadre, gabbie, parrocchetti, la mezzana latina. La sua portata è di 2.000 tonnellate. Veniva usata da tutte le nazioni, ma particolarmente da Genovesi e Portoghesi, per il traffico e qualche volta anche in guerra.
Il castello, sia a prua che a poppa, è una sovrastruttura leggera, praticamente una piattaforma, circondata da una balaustra o da un grigliato per non pesare sulle estremità della nave.
Inizialmente era fornita di due soli alberi, quello di maestra e quello di mezzana. La spinta maggiore viene naturalmente dalla vela più grande, una sola vela quadra sull'albero di maestra.
Con il tempo le viene apportata una modifica e viene aggiunto un terzo albero. E' da tener presente che ogni albero ha una sola vela ed è quadra. Le manovre dipendono dalle due vele più piccole, quella dell'albero di mezzana e quella dell'albero di trinchetto.
Successivamente anche le vele vengono modificate. Viene aggiunto un pennone al bompresso sul quale viene issata una vela quadra e sopra la maestra viene innalzato un alberetto sul quale è infierita una vela di gabbia, sempre quadra.
La SANTA MARIA, nave ammiraglia di Cristoforo Colombo, era una caracca di piccole dimensioni varata nel 1480 circa. La lunghezza fuori tutto era di circa 24 metri e la larghezza di 8 metri, l'immersione di metri 2,10 e la stazza di tonnellate 51,3 (attuali). Era dotata di tre alberi (l'albero di maestra era alto m 26,60), un equipaggio di 39 uomini, e portava 4 bombarde da 90 mm, diverse colubrine da 50 mm e balestre e spingarde portatili. Sull'albero di maestra il grande trevo portava la croce rossa di Castiglia e la parte superione dell'albero era fornita di una piccola vela di gabbia; sull'albero di trinchetto c'era una sola vela che prendeva lo stesso nome dell'albero e sull'albero di mezzana si presentava una piccola vela latina triangolare; il bompresso sorreggeva la civada (piccola vela quadra). Alla vela maestra potevano all'occorrenza essere aggiunte altre due vele, due coltellacci (piccole vele quadre).
Sul cassero c'era la cabina dell'ammiraglio, mentre l'equipaggio dormiva sotto il ponte di coperta (sul nudo legno) dove era presente anche un locale che si potrebbe identificare con una cucina.
Altre caracche di cui si ha documentazione raggiungevano al massimo la lunghezza di 38 metri fuori tutto, e di 26 metri considerando la sola chiglia, ed erano alte metri 10,40.
Si tratta di un bastimento di alto bordo e di gran portata a quattro o cinque coperte, con due castelli uno a poppa e l'altro a prua, tre alberi, vele quadre, gabbie, parrocchetti, la mezzana latina. La sua portata è di 2.000 tonnellate. Veniva usata da tutte le nazioni, ma particolarmente da Genovesi e Portoghesi, per il traffico e qualche volta anche in guerra.
Il castello, sia a prua che a poppa, è una sovrastruttura leggera, praticamente una piattaforma, circondata da una balaustra o da un grigliato per non pesare sulle estremità della nave.
CARACCA di Amerigo Vespucci |
Con il tempo le viene apportata una modifica e viene aggiunto un terzo albero. E' da tener presente che ogni albero ha una sola vela ed è quadra. Le manovre dipendono dalle due vele più piccole, quella dell'albero di mezzana e quella dell'albero di trinchetto.
Successivamente anche le vele vengono modificate. Viene aggiunto un pennone al bompresso sul quale viene issata una vela quadra e sopra la maestra viene innalzato un alberetto sul quale è infierita una vela di gabbia, sempre quadra.
La SANTA MARIA, nave ammiraglia di Cristoforo Colombo, era una caracca di piccole dimensioni varata nel 1480 circa. La lunghezza fuori tutto era di circa 24 metri e la larghezza di 8 metri, l'immersione di metri 2,10 e la stazza di tonnellate 51,3 (attuali). Era dotata di tre alberi (l'albero di maestra era alto m 26,60), un equipaggio di 39 uomini, e portava 4 bombarde da 90 mm, diverse colubrine da 50 mm e balestre e spingarde portatili. Sull'albero di maestra il grande trevo portava la croce rossa di Castiglia e la parte superione dell'albero era fornita di una piccola vela di gabbia; sull'albero di trinchetto c'era una sola vela che prendeva lo stesso nome dell'albero e sull'albero di mezzana si presentava una piccola vela latina triangolare; il bompresso sorreggeva la civada (piccola vela quadra). Alla vela maestra potevano all'occorrenza essere aggiunte altre due vele, due coltellacci (piccole vele quadre).
Sul cassero c'era la cabina dell'ammiraglio, mentre l'equipaggio dormiva sotto il ponte di coperta (sul nudo legno) dove era presente anche un locale che si potrebbe identificare con una cucina.
Altre caracche di cui si ha documentazione raggiungevano al massimo la lunghezza di 38 metri fuori tutto, e di 26 metri considerando la sola chiglia, ed erano alte metri 10,40.
2)
LA CARAVELLA.
La prima caravella è un'imbarcazione usata per la pesca in Portogallo. Il primo documento in cui appare è la "Carta di Alfonso III" nel 1255. Il termine verrà poi usato per tutte le piccole navi con due o tre alberi e vele latine. Si tratta di una nave a scafo rotondo, con poppa squadrata e prua arrotondata e con dislocamento medio tra 25 e 60 tonnellate.
Due delle navi di Cristoforo Colombo erano caravelle: la Nina e la Pinta.
La NINA aveva vele quadre sugli alberi di trinchetto e di maestra e vela latina sull'albero di mezzana. Era inoltre di poco più piccola della Santa Maria (una caracca). Non aveva il castello a prora ed il cassero risultava di dimensioni ridotte (inferiori all'altezza di un uomo), era fornita di tre ancore ed un equipaggio di 20 uomini. La lunghezza era di m 21,44, la larghezza m 6,44, l'immersione di m 1,78 e il dislocamento di t 52,72 (attuali). Con questa caravella Cristoforo Colombo compì anche il secondo e il terzo viaggio. Sembra che la Nina, sotto il suo comando, abbia navigato per più di 25.000 miglia marine.
LA PINTA |
La caravella viene utilizzata anche nei secoli 15° e 16° per i grandi viaggi in Oceano. Le sue dimensioni subiscono delle variazioni fino a portarla tra le 100 e 300 tonnellate, ha tre alberi e bompresso, vele latine e spesso vela quadra solo a prora. Spesso viene costruita con il castello a prua e il cassero a poppa. Nel 1500 spesso viene usata la parola caravella per distinguere il fasciame utilizzato: "a paro" piuttosto che "sovrapposto" o a "clinker". Praticamente le tavole che costituivano il fasciame erano avvicinate una all'altra e allineate secondo il loro spessore.
La cronaca del 15° secolo riporta proprio della costruzione di navi "caravelle", sul modello portoghese con fasciame "a paro", sia in Olanda che Danimarca. Questo permette un maggiore spessore del fasciame, e quindi rigidità, ed anche il fatto di posarlo su una struttura trasversale.
Le caravelle pur essendo di piccole dimensioni, di lunghezza inferiore ai 20 metri, avevano però buone caratteristiche tecniche: poco pescaggio, basse sull'acqua, strette e leggere, con poppa a specchio e prora affinata. Risultavano perciò veloci e buone boliniere, capaci di risalire il vento.
3)
LA GALEA
Con Galea, o Galera, si intende un bastimento lungo e sottile, a vela latina, a remo scaloccio, usato generalmente in guerra.
Lo scafo è lungo e basso sull'acqua ed è fornito di uno sperone. A poppa è fornito di un piccolo castello con balaustra intorno.
Le flotte di Arabi, Turchi, Spagnoli, Francesi, Genovesi e Veneziani erano formate in prevalenza da galere.
E' armata come una caravella: due o tre alberi, vela latina. In particolare quella veneziana ha anche una lunga asta, per fissare la bandiera, posta a prora. La galea è fornita di una passerella al centro, che consente di accedere al castello a prua passando sopra i rematori. Spesso i rematori erano dei veri e propri prigionieri, ed è da qui che è derivato anche il nome galera.
E' chiamata con diversi nomi a seconda della tipologia:
fusta, se ha i remi appaiati;
galea sottile, quando i remi sono a gruppi di tre;
galea grossa, se è costruita per uso mercantile, quindi con dimensioni maggiori, con un rapporto di lunghezza - larghezza di 6 a 1;
galea sottile con rapporto invece di 8 a 1; galeazza (del 16° secolo), in cui sono incrementate le vele ed è presente il cannone.
Ogni tipo di galea ha determinate dimensioni, trascritte in alcuni documenti da Theodoro de Nicolò, un costruttore veneziano, e precisamente:
fusta: lunghezza metri 39,93, larghezza massima metri 3,96 ed un bordo libero massimo di metri 1,37;
sottile: lunghezza metri 39,93, larghezza metri 5,03 e bordo libero massimo metri 1,68;
grossa: lunghezza metri 46,02, larghezza metri 7,47 e bordo libero 3,03.
In un documento emanato da Carlo I D'Angiò nel 1275, si riportano queste altre dimensioni di costruzione: lunghezza alla linea di galleggiamento metri 28,20, fuori tutto metri 39,50, larghezza metri 3,70 e pescaggio metri 2,08. Erano armate a due alberi: maestra, di metri 18, diametro massimo centimetri 30 ed asta di metri 26,80; mezzana, di metri 11, diametro massimo centimetri 25 ed asta di metri 17.
Alla fine del 1500 le ultime galeazze cristiane fornite di cannoni furono quelle che parteciparono alla battaglia contro la flotta Turca a Lepanto. Dopo di esse ci fu l'avvento dei galeoni (più utili perché non necessitavano più di rematori).
Per la cronaca, nella battaglia di Lepanto (1571) la flotta della Lega era composta da: n. 207 galere, n. 6 galeazze e n. 30 navi da carico. Le stesse erano armate con un totale di 1.815 pezzi tra cannoni e petriere. In particolare: le galere avevano 5 cannoni nella zona prodiera e 2/4 mezzi cannoni con varie petriere e spingarde, e le galeazze 36 cannoni e n. 64 petriere disposti in due castelli su tre ordini. Gli equipaggi erano costituiti da 28.000 soldati, 12.920 marinai e 43.500 remieri.
4)
IL GALEONE
L'introduzione dell'uso del cannone a bordo, con conseguente necessità di rendere più stabili le navi, la continua ricerca e conquista di territori e di ricchezze, e la possibilità di renderle più agili (senza la forza dei rematori, ma sfruttando la forza del vento), portarono alla creazione dei galeoni all'inizio del 16° secolo.
Il VASA |
Le sovrastrutture di prua e di poppa vengono alzate, tanto che in genere sono fatte da due o tre ponti. Il cassero normalmente viene ornato di statue e figure allegoriche. Il galeone misura mediamente m 42 di lunghezza e m 10 di larghezza.
Questa nave ha successo grazie alla sua agilità e manovrabilità, che consente di ridurre i tempi di navigazione e di viaggiare con meno equipaggio. A tutto questo si aggiunge anche una buona capacità di carico ed il fatto di potersi difendere con i propri cannoni, evitando quindi di partire con una scorta per un viaggio che in questi tempi sarebbe andato oltre Oceano.
Questo tipo di veliero nasce in Inghilterra. Grazie a James Baker, vengono realizzati i portelli di fiancata. Praticando delle aperture sulle fiancate, dotate di portelli di chiusura, si riesce a caricare cannoni più grandi che vengono installati sui ponti più bassi. La prima nave costruita con questo nuovo sistema è la Great Harry nel 1514, ed era la nave ammiraglia di Enrico 8°. Aveva una stazza di più di 1.000 tonnellate, imponenti castello sia a prua che a poppa, quattro alberi: trinchetta e maestra con vele quadre e rispettivamente una di gabbia, mezzana e bonaventura con vele auriche, 128 cannoni. Si dice che sulla stessa erano imbarcati arcieri che portavano una riserva di 750 frecce e 1.200 corde per gli archi.
IL VASCELLO
Nel 1700 l'evoluzione del galeone portò ad abbassare sempre di più i castelli, ad eliminare le decorazioni (che servivano solo come abbellimento, ed erano inutili se non addirittura d'intralcio), ed a modificare l'attrezzatura. Generalmente si tratta di una nave a tre alberi, ognuno composto da albero, albero di gabbia e alberetto. Su questo nuovo modello di nave si utilizzano di più le vele quadre e soprattutto si aggiungono le vele poste longitudinalmente. In particolare la controcivada e l'albero di parrocchetto, posti sul bompresso dei galeoni, vengono eliminati e sostituiti dall'asta di fiocco, che ora sostiene le nuove vele triangolari: i fiocchi e controfiocchi; tra gli alberi vengono issate le vele di straglio (o di strallo). La vela latina sull'albero di mezzana viene eliminata e sostituita dalla vela aurica. I pennoni vengono dotati di marciapiede, il cavo teso sotto di essi sul quale i marinai possono appoggiare i piedi durante le manovre alle vele.
Sotto il castello (a prua) c'è la cucina, mentre sotto il cassero (a poppa) c'è l'alloggio degli ufficiali.
Il Vascello Royal Sovereign |
La differenziazione dei vari vascelli avviene in base alla loro dimensione ed alla quantità di cannoni di cui sono dotati. La stazza raggiunge la grandezza compresa tra un minimo di tonnellate 1.500 ed un massimo di tonnellate 5.000.
Queste sei classi sono suddivise anche in questo altro modo: le prime tre identificano le navi da battaglia, le altre comprendono scorte, avvisi, imbarcazioni con compiti ausiliari. I vascelli delle prime tre classi partecipano alle battaglie in linea (da cui deriva anche il vascello di linea, come la Victory), mentre quelli delle altre tre classi procedono da sole (veloci sia per sfuggire ad un nemico più grande, ma anche per poter raggiungere navi nemiche più piccole).
LA FREGATA
La nave usata alla fine del 18° secolo viene chiamata fregata. Si tratta di una nave lunga e bassa di bordo libero, fornita di non più di 40 cannoni disposti sul ponte principale ed avente il ponte di coperta aperto al centro. E' una nave molto veloce, può raggiungere i 12 nodi e può stringere il vento fino a 60 gradi. Il suo utilizzo principale è per la caccia al nemico e per l'esplorazione. Le dimensioni che raggiunge sono di m 55 di lunghezza fuori tutto e m 45 alla linea di galleggiamento, e m 12 di larghezza. Oltre ai cannoni (già presenti sui vascelli) porta anche armi più leggere. Di solito vengono caricati anche tre o quattro mortai a canna corta ed inoltre dei piccoli cannoni girevoli, che vengono montati lungo le impavesate (la parte superiore delle murate) ed utilizzati nei combattimenti ravvicinati. In genere è imbarcato anche un distaccamento di fanti di Marina. Una modifica fatta all'albero di bompresso, che doveva essere maggiormente resistente, è costituita dall'aggiunta di un'asta, ad esso perpendicolare, chiamata pennaccino (o buttafuori di briglia, o delfiniera). Alle vele già presenti sugli alberi ne viene aggiunta una quarta, il controvelaccio. L'albero di mezzana viene armato con velacci e controvelacci, al di sopra della randa. La fregata ha raggiunto così, in generale, un totale di 18 vele. A quelle quadre, all'occorrenza, potevano essere aggiunte alcune vele piccole, dette "forza di vele", che consentivano di aumentare e mantenere costante la velocità del veliero.
La Fregata BOUNTY |
Gli Inglesi successivamente modificano di conseguenza anche la loro flotta. In effetti per i loro traffici mercantili in America non è necessaria una nave prettamente da guerra, ma solo una che sia fornita di cannoni al solo scopo di difesa dei carichi preziosi. Le "fregate di Blackwall" (dal nome di un cantiere sul Tamigi), le più famose e le più grandi, hanno una stazza di 1400 tonnellate, una lunghezza massima di metri 55 ed una larghezza di metri 12.
Gli Stati Uniti, appena costituiti, vedendo l'utilità della fregata, la imitano, ma apportando alcune modifiche per renderla più agile. Ne diminuiscono il pescaggio (utile soprattutto lungo le basse acque costiere) ed affinano le linee della carena. Così facendo costruiscono le navi più grandi di quell'epoca: lunghe metri 60 e con larghezza massima di metri 13,50. Il nome ufficiale che viene dato è di "fregata da 44 cannoni", anche se in realtà ne portano 30 da 24 libbre in batteria, 20 da 12 libbre sul ponte di coperta e 2 da 24 libbre sul castello a prora. Anche la superficie velica viene aumentata, le fregate americane hanno tre alberi con vele quadre e la randa aurica, inoltre sono armati con velacci e controvelacci sui tutti gli alberi. La President era la più veloce e raggiunse i 14 nodi.
7)
IL CLIPPER
Agli inizi del 19° secolo le esigenze sono cambiate. Ci vogliono navi che raggiungano le Colonie d'Oriente e portino merci risparmiando tempo, pertanto più affinate, prive di decori e naturalmente più invelate. Si modificano le vecchie strutture e si arriva ad un veliero armato a tre alberi con vele quadre e con la prua affilata.
Il primo grande progettista è un americano, John Willis Griffith, autore del Rainbow, il quale afferma che la nave, a parità di stazza, deve essere più lunga e con la prua sottile. Lo stesso progettò anche il Sea Witch, altro clipper che raggiunse la meta a tempi di record.
Nel 1850 il costruttore Donald McKay, famoso tra i costruttori americani di clipper, procede al varo dello Stag Hound che risulta essere il più grande mercantile di quel tempo. L'anno successivo viene però varato il Flying Cloud che lo supera: stazza di tonnellate 1750, lunghezza metri 70 e larghezza metri 12,50. Quest'ultimo raggiunge anche velocità impensabili con punte di 18 nodi.
La grande importanza della velocità, con la conseguente fama e le richieste di costruzione raggiunte dai clipper, la si capisce subito se si pensa che, nella seconda metà del 1800, esistevano due rotte commerciali importanti: Cina - Inghilterra per il tè e Australia - Inghilterra per la lana; il prezzo maggiore veniva fissato dalla prima nave che raggiungeva il porto.
Nel 1852 i cantiere americani vararono ben 61 clipper, nel 1853 invece furono 125. Sempre nel 1853 fu costruito, da McKay, il Great Republic, il più grande clipper: lunghezza 100 metri, 4 alberi, 13.000 metri quadri di vele ed un carico di 6.000 tonnellate di merce. Non prese il mare così, infatti subì alcuni danni a causa di un incendio. Venne restaurato qualche anno dopo, accorciando gli alberi e riducendo la capacità di carico.
Il Clipper CUTTY SARK |
Venne varato nel 1869. E' lungo m. 85,34 e largo m. 10,97, ha un'immersione di m. 6,40 ed un dislocamento pari a t. 2.133. L'equipaggio era composto da 32 uomini.
Lo si può ancora vedere, ed è visitabile, perché è "ormeggiato" a Greenwich.
I velieri e le grandi navi a vela furono accantonati a seguito della scoperta, e dell'avvento, del motore a vapore.
All'inizio i motori si rivelarono inefficaci per due motivi. Il primo per la poca forza che riuscivano ad imprimere a due grandi ruote a pale fissate sulle due murate del battello; il secondo a causa della necessità di riservare spazio ad un carico aggiuntivo costituito da carbone e legname, da bruciare durante il viaggio, per alimentare le caldaie.
Successivamente però vennero perfezionati i motori ed introdotto l'uso dell'elica al posto delle ruote a pale.
Le rotte Oceaniche vennero facilitate dall'apertura del Canale di Suez (inaugurato nel 1869) e pertanto rimasero solo alcune rotte riservate ai velieri. Questi ultimi navigavano solo verso: mete lontane, dove le riserve di carbone e di legname non sarebbero state sufficienti a percorrere l'intera distanza; dove non ci sarebbe stata la possibilità di fare rifornimento di combustibile, perchè venivano attraversate zone povere; dove i carichi sarebbero stati troppo economici, spesso appena sufficienti a coprire le spese, e non avrebbero concesso grossi guadagni.
Nel 1915 poi venne anche inaugurato il Canale di Panama, che permetteva di passare dall'Oceano Atlantico all'Oceano Pacifico con molta meno navigazione (sia in termini di spazio, sia di tempo) e soprattutto evitando di passare dal tanto temuto Capo Horn.
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L' Articolo esplicativo e le foto dei modellini sono stati tratti Qui
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Le 8 Stampe postate, riproduzioni, sono di mia proprietà.
SEMPRE INTERESSANTI I TUOI POST!
RispondiEliminaciao.... affascinanti... foto davvero affascinanti e molto ben descritti...ciao..buona domenica..luigina
RispondiEliminaCiao Serena, dovrei mandare il link del tuo post a mio fratello che è un velista appassionato. Ma quante cose sa??!! Incredibile!
RispondiEliminaIo ho appena impacchettato il rosmarino. In previsioni di giornate di gelo(-10°). I gerani li avevo già riposti a dicembre, che rispetto agli altri anni era già tardi. Il rosmarino invece non ho mai dovuto proteggerlo finora, ma con queste temperature, mi dispiacerebbe se gelasse. È così bello!
Buona domenica
Cinzia
Belle stampe e esaurienti dati informativi. Sicuramente le navi di una volta erano molto meno sicure, ma assai più gradevoli esteticamente.
RispondiEliminaДорогая Serena, благодарю вас за доброжелательные отзывы и оценку моих увлечений!
RispondiEliminaРада с вами познакомиться и дружить, обнимаю
Lena
Truthfully these awesome cent stocks have but also made trading nickle stocks a high-risk past time.
RispondiEliminaPrior to answering this question, let us hastily define exactly
so what on earth we mean while penny stocks.
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